Eventi pre 22 giugno 1983. Mirella&Emanuela

MIRELLA GREGORI   EMANUELA ORLANDI:

DIARIO DI UNA STORIA VERA

 Emanuela Orlandi nasce il 14 gennaio 1968 nella clinica Santa Famiglia in via dei Gracchi a Roma.

1971 Paul Marcinkus insieme a Roberto Calvi fonda la Cisalpina Overseas Nassau Bank (poi Banco Ambrosiano Overseas, indagato per riciclaggio di denaro proveniente dal narcotraffico) nelle Bahamas, nel cui consiglio di amministrazione figuravano anche Michele Sindona e Licio Gelli. Fu presidente dell’Istituto per le Opere di Religione (IOR), la banca del Vaticano, dal 1971 al 1989. Di particolare rilievo risultano i rapporti con il Banco Ambrosiano, al cui consiglio di amministrazione Marcinkus partecipò ben 23 volte. In quanto presidente dello IOR rimase invischiato nello scandalo del crack del Banco Ambrosiano, riuscendo ad evitare, grazie al passaporto diplomatico vaticano, il mandato di cattura emesso il 20 febbraio 1987 dal giudice istruttore del tribunale di Milano.

29 settembre 1973 Enrico De Pedis viene arrestato per furto aggravato assieme a Mariano Castellani, numero uno della mala testaccina, meglio conosciuto come “er Bavosetto”.

20 maggio 1974 viene arrestato Enrico DE PEDIS (Renatino/Presidente/Bambolotto) per rapina. Viene tratto in arresto dopo una violenta sparatoria con le Forze dell’Ordine, mentre unitamente al pregiudicato Alessandro D’ORTENSI stava perpetrando una rapina nella sede dell’Agenzia 21 della B.N.L. di via Tiburtina. 

Marsigliesi22 febbraio 1975  nell’ufficio postale di via dei Caprettari, vicino al Senato, la banda delle tre B (dalle iniziali dei loro capi: BelliniBergamelli e Berenguer) fanno una rapina dove rimangono assassinati gli agenti di pubblica sicurezza Rito Spagnuolo e Giuseppe Marchisella.

10 giugno 1975  viene sequestrato dai Marsigliesi Amedeo Ortolani figlio di Umberto Ortolani presidente della Voxon e uomo ombra della P2 di Licio Gelli con importanti agganci politici e legato anche al Vaticano

3 novembre 1975 viene arrestato a Roma Giuseppe Sergio DE TOMASI in esecuzione ad un ordine di cattura per associazione per delinquere, truffa aggravata continuata e ricettazione. 

7 novembre 1977 sequestro del duca Massimiliano Grazioli Lante della Rovere e, di fatto, “debutto” come vera e propria organizzazione criminale della banda della Magliana che fino a quel momento aveva vissuto essenzialmente solo di rapine. (Processo)

15 gennaio 1976 viene arrestato Franco Giuseppucci. Nella sua roulotte, collocata nel parcheggio dell’albergo Nortland al quartiere Aurelio in Piazza (via?) Nostra Signora di Lourdes, vengono rinvenuti due borsoni contenenti passamontagna, flaconi di cloroformio e un piccolo arsenale di armi.

 

L’Unità del 14/06/1976

21 agosto 1976 viene arrestato Jacques René Berenguer, detto Jacki fondatore e capo del Clan dei Marsigliesi.

 

25 luglio 1978 omicidio di Franco NICOLINI (Franchino er criminale).

L’Unità del 27/07/1978
Omicidio di Franco Nicolini (Franchino er criminale)

12 settembre 1978 secondo la rivista  OP – Osservatore Politico di Carmine PECORELLI (Nino) Paul Marcinkus entrò a far parte della massoneria il 21 agosto 1967 con numero di matricola 43/649 e soprannome “Marpa“. Il suo nome era indicato in una lista pubblicata da OP contenente 121 ecclesiastici massoni, fra cui Jean-Marie Villot (Cardinale segretario di Stato), Agostino Casaroli (capo del ministero degli affari esteri del Vaticano), Pasquale Macchi (segretario di Paolo VI), monsignor Donato De Bonis (alto esponente dello IOR), Ugo Poletti (vicario generale di Roma), don Virgilio Levi (vicedirettore de «L’Osservatore Romano»), Annibale Bugnini (cerimoniere pontificio) e Roberto Tucci (direttore di Radio Vaticana).

Osservatorio Politico OP set 1978

28 ottobre 1978 Giuseppe Sergio DE TOMASI viene colpito da mandato di cattura per l’imputazione di ricettazione. Viene arrestato soltanto il 21 novembre successivo.

Marzo 1979 arresto di Luciano MANCINI per associazione per delinquere e ricettazione unitamente a Roberto SCIARRETTA, Giovambattista CARNEVALE e Bruno MASELLA.

20 marzo 1979 assassinio del giornalista e direttore della rivista OP – Osservatore Politico Carmine PECORELLI (Nino).

L’Unità 21/03/1979

16 giugno 1979 Sabrina MINARDI sposa il bomber della Lazio Bruno GIORDANO.

23 gennaio 1980 viene tratto in arresto Franco Giuseppucci (er negro) accusato di riciclare i traveller’s cheque rubati dai NAR frutto della rapina alla Manhattan Bank.

Arresto Giuseppucci (er negro)

A febbraio del 1980, a Trento, inizia l’indagine su un grosso traffico internazionale di armi e droga. Nell’inchiesta condotta dal giudice Carlo Palermo, che ignoti cercheranno di eliminare a Trapani il 2 aprile 1985 con un’autobomba e solo per un caso fortuito rimarrà illeso, figurano personaggi più tardi coinvolti nella vicenda CalviAmbrosiano e altri, di nazionalità turca, i cui nomi compaiono tra i complici e i fiancheggiatori di Alì Agca nelle indagini sull’attentato al papa svolte dal Giudice Antonio Martella.

15 aprile 1980 omicidio di Amleto FABIANI. Poco tempo prima aveva schiaffeggiato Enrico DE PEDIS.

L’Unità 16/04/1980

Il 18 aprile 1980 Enrico De Pedis viene controllato da una pattuglia di Polizia in piazza S. Uffizio mentre era in compagnia, a bordo di auto, dei noti Danilo Abbruciati e Manlio Vitali.

Il 23 aprile 1980 Enrico De Pedis viene controllato ed accompagnato alla Questura di Roma mentre in via Fermi si trovava in compagnia di Danilo Abbruciati e Raffaele Pernasetti.

13 giugno 1980 a  New York viene arrestato Michele Sindona per il fallimento della Franklin National Bank. Un mese dopo viene indiziato anche per l’omicidio di Giorgio Ambrosoli.

14 agosto 1980 a Danzica inizia lo sciopero nei cantieri navali. Il KOR (comitato di autodifesa sociale) rivendica la libertà di stampa e altri diritti civili. Lech Wałęsa conduce le trattative con il governo polacco: nasce Solidarnosc.

13 settembre 1980 omicidio di Franco GIUSEPPUCCI (er fornaretto – er negro).

Il Messaggero 14/09/1980

Nel 1981 la Loggia Massonica Propaganda 2 (P2) era stata accusata di associare molte personalità della politica, del giornalismo, della finanza, delle Forze Armate, dello spettacolo, allo scopo di condizionare, al di fuori di ogni controllo legale e democratico, la vita politica interna ed estera dell’Italia.

Nel 1981 Enrico DE PEDIS viene arrestato in esecuzione di ordine di cattura della Procura di Roma, imputato di associazione per delinquere, sequestro di persona e traffico di droga.

03 febbraio 1981 Omicidio di Antonio LECCESE (Ricciolodoro) cognato di Nicolino Selis.

23 gennaio 1981 omicidio di Orazio BENEDETTI (Orazietto).

03 febbraio 1981 omicidio di Nicolino SELIS (er Sardo).

03 febbraio 1981 omicidio di Antonio Leccese (Ricciolodoro).

16 marzo 1981 omicidio di Maurizio PROIETTI (er Pescetto) del clan dei Pesciaroli.

L’Unità 17/03/1981

17 marzo 1981, i giudici istruttori Gherardo Colombo e Giuliano Turone, nell’ambito di un’inchiesta sul finto rapimento del finanziere Michele Sindona, fecero perquisire la villa di Licio Gelli ad Arezzo e la fabbrica di sua proprietà (la «Giole», a Castiglion Fibocchi), che portò alla scoperta di una lunga lista di alti ufficiali delle forze armate e di funzionari pubblici aderenti alla Propaganda Due (P2). La lista, la cui esistenza era presto divenuta celebre grazie agli organi d’informazione, includeva anche l’intero gruppo dirigente dei servizi segreti italiani, parlamentari, industriali, giornalisti e personaggi facoltosi  allo scopo di condizionare, al di fuori di ogni controllo legale e democratico, la vita politica interna ed estera dell’Italia.

6 maggio 1981 viene  perquisita la sede della massoneria di Palazzo Giustiniani a Roma.

13 maggio 1981 attentato al Papa (Giovanni Paolo II).

20 maggio 1981 arresto del Presidente del Banco Ambrosiano Roberto CALVI.

29 maggio 1981 la prima persona che parla del coinvolgimento dei servizi segreti bulgari nell’attentato al papa è Suzanne Labin in un articolo pubblicato sul settimanale Paris Macth del 29 maggio 1981. (Agca ne parlerà per la prima volta dopo il primo maggio 1982).

21 giugno 1981 Giuseppe Sergio DE TOMASI viene arrestato perchè imputato di riciclaggio di denaro di illecita provenienza, ricettazione ed associazione per delinquere.

20 luglio 1981 si celebra il processo per l’attentato al papa davanti all’autorità giudiziaria italiana (in base alle norme dei Patti Lateranensi del 1929). La prima Corte di Assise di Roma presieduta dal giudice Severino Santiapichi dopo due giorni emette il verdetto di colpevolezza e condanna Alì Agca all’ergastolo.

22 luglio 1981 Alì Agca viene condannato all’ergastolo.

16 ottobre 1981 omicidio di Domenico BALDUCCI (Memmo er cravattaro). Aveva un negozietto di elettrodomestici a Campo de’ Fiori con un cartello sulla vetrata: “Qui si vendono soldi”.

31 ottobre 1981 Emanuela Orlandi acquisisce la cittadinanza vaticana con atto n. 147 del Comune di Roma.

Atto di nascita Emanuela Orlandi

24 novembre 1981 omicidio di Giuseppe MAGLIOLO (er Killer).

24 novembre 1981 scoperta del deposito di armi in uso alla banda della Magliana e altri presso il Ministero della Sanità di via Listz 34 all’EUR. 

 

Nel 1982 Enrico DE PEDIS viene arrestato perché ritenuto responsabile di aver partecipato al tentato omicidio in pregiudizio del pregiudicato Giovanni TIGANI.

18 gennaio 1982 omicidio di Massimo Barbieri.

Omicidio Massimo_Barbieri

23 febbraio 1982 Omicidio di Claudio VANNICOLA (‘a Scimmia). Il suo killer indossa una maschera di carnevale di Paperino.

Omicidio Claudio Vannicola

1 aprile 1982 all’interno di una Fiat 128, parcheggiata di fronte all’abitazione del camorrista Vincenzo Casillo, «braccio destro» del boss Raffaele Cutolo, viene trovato il cadavere del criminologo professore nero Aldo Semerari. I carabinieri notarono sul sedile anteriore una busta di plastica insanguinata contenente la testa mozzata del criminologo, tagliata con una sega, mentre il suo corpo fu rinvenuto nel bagagliaio posteriore dell’auto.

 

9 aprile 1982 arresto di Fabiola MORETTI (scarcerata a fine ottobre 1983).

27 aprile 1982 tentato omicidio del vice Direttore del Banco Ambrosiano Roberto ROSONE. Nell’agguato muore Danilo ABBRUCIATI (er Camaleonte).

                                                                                                        La Stampa 28/04/1982

5 giugno 1982 Roberto Calvi per salvarsi le sta tentando tutte. Prende carta e penna e scrive direttamente a Giovanni Paolo II: “Santità sono stato io ad addossarmi il pesante fardello degli errori nonché delle colpe commesse dagli attuali e dai precedenti rappresentanti dello IOR… sono stato io che, su preciso incarico dei suoi autorevoli rappresentanti, ho disposto cospicui finanziamenti in favore di molti Paesi e associazioni politico-religiose dell’Est e dell’Ovest… e sono io infine che oggi vengo tradito e abbandonato“. Roberto Calvi, a quanto si sa, non riceve alcuna risposta. Il banchiere viene trovato impiccato a Londra, meno di due settimane dopo e la valigetta da cui non si separava mai era sparita. Per una strana coincidenza, la sentenza sull’omicidio di Calvi arriva quindici anni dopo la sua morte, il 6 giugno del 2007. Gli imputati per cui è stato chiesto l’ergastolo sono il cassiere di Cosa Nostra Pippo Calò, l’esponente della banda della Magliana Ernesto Diotallevi, il faccendiere Flavio Carboni, e Silvano Vittor. Secondo il PM Tescaroli, Calvi è stato ucciso perché aveva male amministrato i soldi della mafia, per spaventare quelli che erano coinvolti con lui, per chiudergli definitivamente la bocca. Il presidente della Corte d’Assise di Roma, Mario Lucio D’andria, assolve tutti per insufficienza di prove.

 

17 giugno 1982, a Buenos Aires, a seguito della sconfitta nella guerra contro l’Inghilterra per le isole Falkland, il generale Leopoldo Galtieri si era dimesso dalla carica di presidente della giunta militare argentina, alla quale Calvi sembra avesse fatto affluire finanziamenti giudicati insufficienti e né tempestivi da parte dei membri della loggia massonica P2.

17 giugno 1982  nel pomeriggio, la segretaria personale di Roberto Calvi, Teresa Graziella CORROCHER, partecipa alla riunione del Consiglio di Amministrazione del Banco Ambrosiano dove vengono revocati tutti i poteri a Calvi e decide la liquidazione della banca. Poche ore dopo la Corrocher viene trovata morta di fronte alla sede della banca in via Clerici a Milano dopo un volo dalla finestra del quarto piano. Attualmente (2019) il suo è ancora considerato un suicidio.

 

18 giugno 1982 a Londra viene ritrovato il cadavere del presidente del Banco Ambrosiano Roberto Calvi.

Stampa Sera 26/06/1982

30 giugno 1982 omicidio Fernando PROIETTI (er Pugile) del clan dei Pesciaroli.

luglio 1982 Raffaella Gugel, figlia di Angelo, aiutante di camera di papa Wojtyla, si accorge di essere seguita con insistenza da un uomo ogni volta che esce dal vaticano. Raffaella somiglia molto ad Emanuela Orlandi e c’è una forte somiglianza anche tra i padri delle due ragazze. Raffaella da quel momento cambierà scuola ed uscirà dal vaticano il meno possibile.

 

23 luglio 1982 si tiene il primo processo per la morte di Calvi ma la famiglia presentò ricorso e le udienze del secondo dibattimento si aprirono il 13 giugno 1982 presso la Milton Court di Londra davanti al coroner di Sua Maestà il dottor Arthur Gordon Davies.

13 settembre 1982 a Ginevra viene arrestato il venerabile Licio Gelli, Gran Maestro della loggia massonica P2.

24 settembre 1982 il terrorista turco Alì Agca scrive una lettera al cardinale Silvio Oddi in cui si dichiara pentito di aver sparato al papa e sostiene di essere stato minacciato, senza indicare da chi, e dice di temere di essere ucciso dal Vaticano, senza giustificare la sua affermazione (lettera pubblicata sul quotidiano Il Tempo del 25 giugno 1983).

28 novembre 1982 Papa Giovanni Paolo II eleva a prelatura personale l’Opus Dei, la potente e discussa organizzazione laico – ecclesiastica fondata a Madrid da Jose Maria Escriva de Balaguer nel 1928 per diffondere i principi della perfezione cristiana.

14 dicembre 1982 omicidio di Mariano PROIETTI del clan dei Pesciaroli.

24 dicembre 1982 il Segretario di Stato vaticano Agostino Casaroli raggiunge un accordo con lo Stato italiano per la nomina di una commissione mista di sei esperti con l’incarico di accertare se lo IOR fosse corresponsabile nel dissesto del Banco Ambrosiano e in quale misura. I componenti della commissione erano Pasquale Chiomenti (presidente per l’Italia), Mario Cattaneo e Alberto Santamaria per la parte italiana e Agostino Gambino, (presidente per lo IOR) Pellegrino Capaldo e Renato Dardozzi per lo IOR. La scadenza dei lavori viene fissata per il 30 giugno 1983 (otto giorni dopo il rapimento di Emanuela Orlandi). I lavori termineranno, invece, tre mesi dopo, il 30 settembre 1983 senza definire in modo concorde la natura dell’accordo tra Calvi e Marcinkus, presidente dello IOR. I commissari si divideranno tra chi escluderà la responsabilità dello IOR nel crac del Banco Ambrosiano, chi sarà di parere opposto e chi avrà una posizione mediana.

6 gennaio 1983 Papa Giovanni Paolo II promulga la bolla di indizione del giubileo per il 1950º anniversario della Redenzione.

18 gennaio 1983 omicidio Massimo BARBIERI.

22 gennaio 1983 omicidio Raffaello Daniele Caruso.

29 gennaio 1983 Indiziato di reato che va dal contrabbando all’associazione per delinquere, Monsignor Simone Duca confessa di aver ricevuto dal petroliere Primo Bolzani trenta milioni di lire in cambio di raccomandazioni. “L’offerta” di 30 milioni sarebbe servita per la costruzione di una chiesa in Jugoslavia.

L’Unità del 29/01/1983

7 febbraio 1983 Giuseppe Sergio DE TOMASI viene denunciato per associazione per delinquere di stampo mafioso, associazione per delinquere e associazione per delinquere finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti.

8 febbraio 1983

L’Unità dell’ 8/02/1983

9 febbraio 1983

 

10 febbraio 1983 omicidio di Angelo De Angelis (er Catena). Viene attirato in un agguato nella villa di Vittorio Carnovale e assassinato da Maurizio Abbatino e Edoardo Toscano con due colpi di pistola. Fu poi ritrovato il 24 febbraio nel bagagliaio della sua Fiat Panda semicarbonizzata, vicino al ristorante Il Fico Vecchio di Grottaferrata.

13 febbraio 1983

L’Unità del 13/02/1983

4 marzo 1983 Papa Giovanni Paolo II riceve in udienza privata l’Ammiraglio Pierre LACOSTE, Capo dei Servizi Segreti francesi.

Pierre Lacoste

Successivamente l’attentato al Papa, l’ex capo dell’intelligence francese, il conte Alexandre de Marenches, sostenne che già due anni prima era venuto a conoscenza di un piano sovietico per uccidere il Papa e aveva, pertanto, inviato a Roma due emissari perché portassero la notizia in Vaticano. Francesco Pazienza, che col collega parigino si era incontrato più volte, confermò l’accaduto aggiungendo di aver informato anche la giornalista Claire Sterling. L’avvertimento era giunto alla Santa Sede nel gennaio 1981 senza che venissero presi provvedimenti. In un articolo del 1986 uscito sul periodico francese L’express, de Marenches si chiedeva se “i servizi italiani avessero fatto il necessario per proteggere il Sovrano Pontefice. Non conosco a tutt’oggi la risposta”. Durante la seconda inchiesta, mentre si lasciò interrogare dal giudice Priore, il nobile francese si appellò al segreto di Stato. Nel 1994 quest’ultimo inviò una rogatoria alla Segreteria di Stato vaticana, la quale smentì di aver mai ricevuto una simile informativa. Allo stesso modo, i servizi francesi si rifiutarono di fornire informazioni più precise sull’origine di quella soffiata, la quale ben avrebbe potuto riferirsi a un diverso e precedente complotto.

 

06 aprile 1983 viene emesso un mandato di cattura a carico di Enrico De Pedis emanato dal giudice istruttore Guido Catenacci, perché “imputato, in concorso con altri, di associazione per delinquere con il fine di commettere più delitti contro la persona, il patrimonio, la fede pubblica, l’Amministrazione della Giustizia ed altro”.

22 aprile 1983 Emanuela Orlandi, insieme ai compagni della scuola di musica, canta nel coro della basilica di Sant’Apollinare, per la  messa di suffragio per la scomparsa del cardinale Pericle Felici (titolare della Basilica stessa scomparso il 22 marzo 1982). Lo stesso cardinale è la persona che il 16 ottobre 1978 aveva annunciato l’elezione di Karol Wojtyla al soglio pontificio.

29 aprile 1983 i giudici istruttori Antonio Pizzi e Renato Bricchetti della Procura di Milano e titolari dell’inchiesta Ambrosiano-Calvi emettono sei mandati di cattura per concorso in bancarotta del Banco Ambrosiano e di appropriazione indebita nei confronti di Fausto Annibaldi, Flavio Carboni, Emilio Pellicani, Gennaro Cassella, Francesco Pazienza e Maurizio Mazzotta. Furono eseguiti tre soli arresti: Carboni e Pellicani erano già in carcere. Cassella fu bloccato a Roma. Era l’amministratore della società immobiliare Prato Verde, un coacervo d’interessi criminali direttamente connessi a esponenti di primo piano della banda della Magliana e della mafia siciliana. Pazienza, Mazzotta e Annibaldi si diedero alla latitanza colpiti da mandato di cattura internazionale. I magistrati avevano accertato che Roberto Calvi aveva concesso alla società Prato Verde un finanziamento di sei miliardi per la realizzazione di un villaggio turistico in Costa Smeralda. Una modesta parte di quella forte somma era stata impiegata realmente da Carboni, Cassella e Pellicani per iniziare ad avviare i cantieri edili, ma tutto il resto era finito nelle tasche di Pazienza, Mazzotta e Annibaldi; Annibaldi avrebbe svolto il ruolo di intermediario tra il gruppo Calvi e il gruppo Carboni, scrissero i giudici milanesi, che era come dire tra il Banco Ambrosiano e la criminalità organizzata siculo romana.

05 maggio 1983

L’Unità 05/05/1983

06 maggio 1983 arresto di Fulvio LUCIOLI (er Sorcio). Dopo il suo arresto decise di iniziare un processo di collaborazione con la giustizia confessando omicidi, rapine, traffici di stupefacenti e parlando dei vari legami della banda della Magliana con politici, religiosi, massoni, mafiosi e agenti dei servizi segreti deviati. Grazie alle sue testimonianze, il 15 dicembre 1983, gli agenti arrestarono sessantaquattro persone tra boss, seconde linee e fiancheggiatori decapitando, di fatto, l’intera organizzazione.

07 maggio 1983 arresto di Maurizio ABBATINO (Crispino) ed Edoardo TOSCANO (l’Operaietto).

       Mirella Gregori

07 maggio 1983 sparisce Mirella GREGORI  la figlia minore dei titolari di un bar in via Volturno a Roma. Viveva con i suoi genitori in via Nomentana ed era descritta da tutti come una ragazza assolutamente normale e studiava con profitto presso un istituto tecnico della capitale. Il giorno della scomparsa, la ragazza si recò regolarmente a scuola e tornò a casa attorno alle 14, dopo essersi intrattenuta qualche tempo in un bar vicino a casa assieme ad un’amica. Quest’ultima dichiarò che lei e Mirella avevano parlato del più e del meno e non seppe fornire altre informazioni. Tornata a casa, Mirella fu chiamata al citofono da un sedicente amico, tale “Alessandro“, alle cui richieste di uscire avrebbe esclamato: «Se non mi dici chi sei, non scendo!», per poi prendere tempo e proporre di vedersi attorno alle 15:00. A quell’ora, la ragazza effettivamente uscì, dicendo alla madre che aveva un appuntamento presso il monumento al bersagliere di Porta Pia con un vecchio compagno di classe, il quale, ascoltato poi dagli inquirenti, dichiarerà che quel pomeriggio era impegnato altrove. Da quel momento la famiglia non ha più avuto notizie della ragazza.

 

 

08 maggio 1983 la Roma vince il secondo scudetto allo stadio Marassi di Genova con una settimana di anticipo rispetto alla fine del campionato 1982/1983. La fascetta che Emanuela aveva sulla fronte era gialla rossa, un vessillo della sua squadra del cuore che Maria Pezzano (la madre) cucì intrecciando due nastrini. Dopo l’ultima partita, si era data appuntamento con gli amici ed era andata al centro a fare festa con e bandiere tra i caroselli di auto. Tornò sotto casa con la comitiva e lì qualcuno scattò una foto di gruppo dalla quale si ritagliò il suo volto per farne il poster che tutta Italia conosce.

 

11 maggio 1983 il quotidiano romano Il Tempo lancia la prima notizia della scomparsa di Mirella Gregori a pagina 5 : “Mamma torno tra dieci minuti – Sono passati quattro giorni“. Dentro il racconto di quella scomparsa una frase di mamma Vittoria: “Mia figlia è una ragazza limpida, non conosce sotterfugi, non ha misteri con me. Sono certa che me l’hanno portata via“.

L’articolo però contiene due errori. Per primo scrissero che Mirella, al momento della scomparsa, indossava dei pantaloni di colore nero mentre nella denuncia di scomparsa, la signora Vittoria specificò che i pantaloni erano di colore bianco. Poi scrissero che Mirella frequentava l’Istituto Reginaldo Giuliani che invece era la scuola che frequentava la sorella, Maria Antonietta. Mirella frequentava l’Istituto Tecnico Amerigo Vespucci di via Montebello, poco lontano dal bar di via Volturno. Questi due errori vennero ripetuti da tutti i giornali nei giorni e mesi successivi.

Il Tempo dell’11 maggio 1983

17 maggio 1983 sempre il quotidiano Il Tempo riporta la notizia su 15 righe della scomparsa di Mirella. “Sono dieci giorni che Mirella Gregori, non ancora 16 anni, è scomparsa dalla sua abitazione in via Nomentana 91. La mamma è convinta che la ragazza sia stata sequestrata da qualche malintenzionato”.

20 maggio 1983 Emanuela Orlandi con tutti i suoi compagni di classe del liceo scientifico da lei frequentato, partecipa come pubblico al programma televisivo della Rai Tandem.

Emanuela Orlandi a Tandem

 

22 maggio 1983 un’allieva dell’Istituto Tommaso Ludovico da Victoria, G.P,  domiciliata presso l’Istituto stesso, riferisce ai Carabinieri che la domenica del 22 maggio 1983 mentre stava telefonando da un ufficio del terzo piano, ha sentito dei rumori provenienti dalla porta d’ingresso del piano che a quell’ora era chiusa. Quando si è affacciata nell’androne ha visto un uomo, dall’apparente età di quaranta anni, capelli corti e brizzolati, magro, distinto, vestito con abito di colore blu che dopo averla vista ha detto: “Suor Dolores” tornando precipitosamente sui suoi passi. La ragazza ha subito notato che la porta di ingresso era stata forzata, presumibilmente con un grosso cacciavite. Suor Dolores ha precisato che al terzo piano si trova l’aula di Emanuela Orlandi e che negli uffici della Direzione non viene custodito denaro o altri valori. Del fatto è stata sporta denuncia agli organi di Polizia presso il Vaticano.

Nel giugno del 1983 si tengono le udienze del secondo processo per la morte del Presidente del Banco Ambrosiano Roberto Calvi, trovato impiccato sotto il ponte londinese dei Frati Neri all’alba del 18 giugno 1982.

 

 

8 giugno 1983 sul quotidiano Il Messaggero una intervista alla mamma di Mirella. “Da un mese Mirella è sparita – Era andata ad uno strano appuntamento a Porta Pia“. Nell’articolo il giornalista vuole sapere se la ragazza può essere scappata da casa “Lo escludo categoricamente! – risponde Vittoria – Non abbiamo mai avuto problemi con lei, tanto che se ritardava anche solo di pochi minuti avvisava immediatamente, non siamo gente ricca, siamo una semplice famiglia di lavoratori ma se di rapimento si tratta che ce lo facciano sapere, in qualche modo faremo, troveremo i soldi, faremo il possibile ma che ci dicano dov’è Mirella“. 

10 giugno 1983  Il Tempo rileva che il 10 giugno, cioè quasi due settimane prima della scomparsa di Emanuela, per ritrovare la figlia i Gregori avevano sollecitato un intervento del papa. Quindi si erano rivolti al presidente della Repubblica Sandro Pertini che, il 29 giugno 1983 aveva risposto loro con una lettera in cui rassicurava il suo pieno interessamento alla vicenda.

16 giugno 1983 Emanuela Orlandi, insieme ad alcuni amici e alla sorella Cristina, vengono seguiti da due giovani e a detta di Angelo Rotatori e di A.B. (a processo verbale del 15 luglio 1983) erano quasi certamente italiani e che la loro attenzione era diretta verso Emanuela.

16 giugno 1983 Wojtyla si trova per la seconda volta in visita pastorale nella natia Polonia, dove l’intera dirigenza di Solidarnosc era in carcere per ordine del generale golpista Wojciech Jaruzelski. Il primo viaggio del pontefice era avvenuto quattro anni prima, nel giugno del ’79, pochi mesi dopo l’ascesa al soglio di Pietro e aveva dato la stura a una serie di manifestazioni di massa, chiaro sintomo di un regime talmente impopolare da essere ormai in agonia. Inutilmente i sovietici, che conoscevano molto bene la situazione, avevano «consigliato» al governo di Varsavia di non concedere il permesso di ingresso al suo più illustre cittadino.

17 giugno 1983 vengono emessi 856 ordini di cattura contro uomini politici, avvocati e imprenditori accusati di collegamento con la Nuova camorra organizzata di Raffaele Cutolo; coinvolto fra gli altri il presentatore televisivo Enzo Tortora: tre anni dopo sarà assolto con formula piena.

21 giugno 1983 arresto di Giuseppe De Tomasi (Sergione) per riciclaggio di denaro di illecita provenienza, ricettazione ed associazione a delinquere. [Il “Mario” del sequestro di Emanuela Orlandi?]

 

 

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1983 – Alcuni giorni prima della scomparsa: Emanuela torna da una gita al mare con il trenino da Ostia con gli amici della parrocchia e la sorella Cristina. Come il gruppo si trova all’altezza di via dei Corridori, vicino all’entrata di porta Sant’Anna, due giovani a bordo di un’auto A112 si avvicinano alla ragazza, rallentano e uno di loro, quello seduto sulla destra, la prende per un braccio (il sinistro, sopra al gomito) e dice al guidatore: (“E’ questa”) «È lei?» «Sì, è lei», risponde l’altro. Poi si allontanano. Alcuni giorni dopo la scomparsa, gli investigatori fanno un identikit dei due uomini. Quel giorno Emanuela si scansò d’istinto e se ne accorsero un po’ tutti che però pensarono ad altro “Hai fatto colpo, voleva rimorchiarti!”. Anche Emanuela pensò ad uno scherzo quando raccontò il fatto a sua madre.

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Dal marchese Alexander De Merenches, uomo di fiducia dei Servizi segreti francesi, la SDECE, arriva un allarme direttamente alla segreteria di Stato della Santa Sede: «State in guardia che stanno preparando delle azioni per colpire uomini del Vaticano o vicini a esso. L’obiettivo è un ricatto per chiedere la liberazione di Ali Agca». Questo allarme contagia almeno due famiglie che abitano anch’esse all’interno delle Mura Leonine, quella dei Cibin e quella dei Gugel.

 

 

I capifamiglia sono personaggi molto più in vista di Ercole Orlandi. Camillo Cibin è il comandante della Gendarmeria del Vaticano, che a Fatima, in Portogallo, l’anno dopo l’attentato di piazza San Pietro, aveva evitato al Papa di prendersi un colpo di una baionetta lunga 37 centimetri che gli stava sferrando un prete integralista spagnolo, Juan Fernandez Krohn. Angelo Gugel è l’aiutante di camera di Wojtyla, padre di Raffaella, molto amica di Emanuela. Raffaella Gugel (anche se viveva nello Stato Pontificio risultava residente a Roma), già dall’estate dell’anno seguente all’attentato al Papa (1981) e precedente alla scomparsa della Orlandi, aveva detto che sapeva del rischio rapimento e di un uomo che seguiva le sue mosse. Lo denuncia ai carabinieri. «Dopo alcuni giorni – racconta la ragazza – che il Santo Padre fu attentato dal terrorista turco mio padre mi disse di stare attenta per la strada, perché nella Città del Vaticano erano circolate delle voci di un possibile rapimento di un cittadino vaticano in cambio del terrorista turco Ali Agca. In quel periodo andavo a scuola in Corso Vittorio Emanuele II Istituto Tecnico Gioberti. Alle 8.15 prendevo l’autobus 64 al capolinea, quasi di fronte a Porta S. Anna e alla fermata successiva saliva un uomo sui ventotto/trenta anni, con giacca e pantaloni di tipo sportivo il quale prendeva posto a sedere e notavo che mi osservava ripetutamente Questo si verificava per tre giorni di fila, poi vi era una sosta di un giorno. Durò per due o tre settimane, alla fine non lo idi più. Era alto metri 1,80, corporatura snella, carnagione scura, tipo nazionalità turca, capelli scuri ricci, occhi scuri…». La madre di Raffaella compare in una informativa dei carabinieri per aver riferito questi fatti al «Sovrastante la Vigilanza vaticana, il quale mandava spesso degli agenti dietro Raffaella>>. Emanuela somiglia moltissimo alla sorella di Raffaella, Flaviana, e lo stesso Ercole Orlandi veniva spesso scambiato per Angelo Gugel, il padre di Flaviana. Dopo il rapimento di Emanuela la famiglia Gugel chiede che venisse loro staccata l’utenza telefonica, la figlia Flaviana si era tagliata e tinta i capelli e, come la sorella Raffaella, aveva sospeso le attività sportive fuori dal Vaticano. In una denuncia alla Legione carabinieri di Roma – reparto Operativo III sezione, Ercole Orlandi fa mettere a verbale che “Verso agosto-settembre del 1982, prima della scomparsa di mia figlia Emanuela, ha saputo da mia figlia Natalina che una ragazza a nome Raffaella Gugel era impaurita e non voleva uscire in quanto si sentiva pedinata… Molto spesso trovava una persona piuttosto matura, credo di circa 35 anni, pronta a seguirla, a volte sull’autobus, a volte davanti alla scuola, oppure fermo da qualche parte ad attenderla, o anche dietro lei, seguendola… Tengo a precisare che una sorella di Raffaella, a nome Flaviana, della stessa età di mia figlia Emanuela, somigliava molto a mia figlia qui citata quando portava i capelli lunghi, ossia all’epoca della scomparsa. Preciso che spesso Emanuela e Raffaella uscivano insieme, molto più che Raffaella e Flaviana… Preciso infine che, a detta di molti, c’è molta rassomiglianza tra me e Angelo Gugel, tanto che alcune persone mi scambiano per lui.”

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Emanuela a casa dedicava spesso del tempo al solfeggio e agli esercizi per sciogliere le dita. Quando terminava gli esercizi col flauto passava al pianoforte e alla chitarra. Gli spartiti erano quelli delle Danze Ungheresi per pianoforte di Brahms, le partiture di Chopin e i Notturni. Parlava in continuazione (al telefono) con Raffaella l’amica del flauto.

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COMMISSIONE PARLAMENTARE D’INCHIESTA CONCERNENTE IL «DOSSIER MITROKHIN» E L’ATTIVITA` D’INTELLIGENCE ITALIANA – RESOCONTO STENOGRAFICO DELLA 80ª SEDUTA MERCOLEDI` 12 OTTOBRE 2005 – Presidenza del presidente Paolo GUZZANTI

PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca il seguito dell’audizione del dottor Ferdinando Imposimato sospesa al termine della seduta del 5 ottobre 2005. […] La volta scorsa, senatore Imposimato, le posi una domanda alla quale però, accingendoci a concludere la seduta, non ha potuto dare una risposta completa. La formulo di nuovo, anche se lei in parte mi ha già risposto. Vorrei sapere se lei è in grado di dire di più riguardo a ciò che a me sembra un po’ il cuore del discorso, riferendomi in particolare al testo del suo libro. Mi ha molto colpito, fra l’altro, il passaggio in cui narra che l’ex agente della STASI Gunther Bohnsack le disse che fin dal primo giorno, dopo l’attentato al Papa, Andropov intimò al Ministro dell’interno della Germania Est, Erich Mielke, «fate tutto ciò che è necessario per dimostrare lo zampino della CIA e per distruggere le prove. Tutti i mezzi sono consentiti. Bisogna seminare tracce contro la CIA con disinformazione, aggressione, terrore, sequestri, omicidi». Come lei può immaginare, l’intero quadro indicato mi impressiona; l’espressione «aggressione e terrore» è abbastanza impressionante ma generica. Successivamente, però, si parla di sequestri e omicidi. Poiché abbiamo avuto il sequestro di Emanuela Orlandi, che rappresenta uno di quei fatti misteriosi, ma connessi a questa vicenda (non si sa mai se e in che misura), e poiché di fatto Emanuela Orlandi e l’altra ragazza, Mirella Gregori (non so se avessero la doppia cittadinanza o solo quella vaticana)…

IMPOSIMATO. Emanuela Orlandi aveva solo la cittadinanza vaticana, invece Mirella Gregori era cittadina italiana.

PRESIDENTE. Queste due persone da allora sono scomparse senza dare più notizie di se, il che fa legittimamente presupporre l’omicidio, oltre al rapimento. Le chiedo di darci ragguagli su questo aspetto della vicenda, di spiegarci la strategia del dopo attentato in questi aspetti criminali e se il rapimento Orlandi, per quanto a lei risulta, fa parte integrante di questo piano ordito, stando a quanto lei stesso ha affermato e scritto, a Mosca ed eseguito attraverso ordini diramati alla STASI (e, devo immaginare, di lì a coloro che operativamente hanno compiuto i delitti che qui vengono sommariamente descritti). Le chiedo, quindi, se su questo punto può darci più ampi ragguagli.

IMPOSIMATO. Innanzitutto, ringrazio la Commissione per avermi offerto l’opportunità di esporre, sia pure molto brevemente dati i tempi, una vicenda molto complessa e molto importante che riguarda la nostra storia passata e ciò che è accaduto in Italia in questi anni. Vorrei parlare del sequestro di Emanuela Orlandi partendo da quella che viene definita operazione «Papst». Si tratta di un’operazione di cui si parla nei dossier della STASI e, in particolare, credo se ne parli nella lettera dell’agosto 1982. Ritengo che l’operazione «Papst» comprenda anche il sequestro di Emanuela Orlandi, verificatosi il 22 giugno 1983, come seguito del sequestro di Mirella Gregori, verificatosi il 7 maggio 1983. Richiamando una descrizione magistrale fatta dal sostituto procuratore generale Malerba, vorrei dedicare alcune descrizioni in punto di fatto di questi due eventi per avere un’idea di quello che e` accaduto, poi faremo le considerazioni successive. Scrive il pubblico ministero Giovanni Malerba nella sua requisitoria del 1997: «Alle ore 15,30 circa del giorno 7 maggio 1983 Gregori Mirella, di anni 15, mentre si trovava nella sua abitazione di via Nomentana 91, veniva invitata a mezzo citofono da persona qualificatasi per Alessandro, ex compagno di scuola, ad un appuntamento in piazza di Porta Pia dinanzi al monumento al bersagliere. La giovane accettava, informava la madre Arzenton Vittoria, ed usciva di casa affermando che sarebbe rientrata di lì a poco. Scesa in strada incontrava l’amica De Vito Sonia, figlia del titolare di un esercizio bar attiguo all’abitazione di essa Gregori; anche a costei riferiva di doversi recare ad un appuntamento con il comune conoscente Alessandro De Luca. Dopo aver conversato con l’amica per 15 minuti si allontanava e, contrariamente a quanto dichiarato alla madre, non faceva rientro a casa, né nella giornata del 7 maggio 1983, né successivamente». Poi si dice: «Nella serata del 7 maggio 1983, a seguito di denuncia di scomparsa presentata alle autorità di PS dalla Arzenton iniziavano infruttuose ricerche; veniva rintracciato De Luca Alessandro il quale riferiva di non avere contatti con la Gregori da oltre cinque mesi e dichiarava, fornendone dimostrazione, che nel momento in cui la Gregori aveva ricevuto la chiamata citofonica egli si trovava presso l’abitazione dell’amico Longo Raffaele in Viale Libia. Con costui e con altri amici aveva trascorso il pomeriggio. Da ciò si deduceva che persona sconosciuta, falsamente qualificatasi per Alessandro, aveva con l’inganno contattato la Gregori invitandola all’appuntamento in piazza Porta Pia». Dopo aver parlato di questo episodio il pubblico ministero dedica poche righe anche alla descrizione della scomparsa di Emanuela Orlandi. Ritengo che le date siano molto importanti per le cose che dirò subito dopo. Dice il pubblico ministero: «Alle ore 16,30 circa del giorno 22 giugno 1983 la quindicenne Orlandi Emanuela, cittadina dello Stato del Vaticano, figlia del commesso del palazzo apostolico Orlandi Ercole, usciva dalla sua abitazione sita in via di Sant’Egidio all’interno della città del Vaticano e si recava presso l’istituto «Ludovico Da Victoria», ubicato in piazza Sant’Apollinare, ove frequentava un corso di flauto. Raggiungeva la scuola e dopo le lezioni se ne usciva verso le ore 19. Telefonando a casa riferiva alla sorella Federica di essere stata avvicinata da un uomo il quale le aveva proposto di partecipare al défilé` che l’atelier Fontana avrebbe tenuto a Palazzo Borromini per ivi distribuire materiale propagandistico della ditta Avon dietro compenso di lire 375.000. La circostanza veniva poi confermata da Monti Raffaella, amica della Orlandi, che dichiarava di essersi brevemente intrattenuta con Emanuela all’uscita dalla scuola verso le ore 19,20, di avere appreso della proposta di lavoro ricevuta dall’amica e di aver salutato la stessa Emanuela alla fermata dell’autobus 70. Successivamente, alle ore 19,20 del 22 giugno 1983, si perdeva ogni traccia della Orlandi che non faceva rientro nella propria abitazione e non forniva più alcuna notizia di se´». Questi, in breve, i fatti relativi ai due sequestri. Nel corso della requisitoria – che mi permetto di suggerire alla Commissione di acquisire ove non l’avesse già fatto perché contiene una descrizione che condivido pienamente della dinamica di questi due sequestri, ma anche del loro collegamento, essendo opera della stessa matrice, e della loro finalità di terrorismo – viene spiegato, con argomentazioni logiche ineccepibili, che la scomparsa di queste ragazze deve farsi rientrare in due sequestri di persona per finalità di terrorismo. Prima di continuare nell’indicazione degli elementi che riguardano i due sequestri, devo aggiungere che questi due eventi, verificatisi due anni dopo l’attentato al Papa, si collegano direttamente con quest’ultimo. Ciò per una serie di ragioni che espongo brevemente. Innanzi tutto al centro delle richieste ricattatorie dei sequestratori vi sono due personaggi. Da una parte Alì Agca, di cui si chiede continuamente la liberazione e che è stato l’autore dell’attentato al Papa; dall’altro, il Papa che viene continuamente invitato dai sequestratori ad intervenire presso il Presidente della Repubblica e presso le autorità italiane in genere, per concedere la grazia ad Alì Agca ed anche per liberare i suoi complici, all’epoca sotto processo. Questi erano non soltanto altri Lupi Grigi come Omer Bagci, Oral Celik e Musa Cerdar Celebi, ma anche tre bulgari, tra cui Ivanov Antonov, Todor Ayvazov ed Jelio Vassilev Kolev. Già la costanza delle richieste di liberazione di Alì Agca e degli altri coimputati, a mio avviso, dimostra chiaramente il collegamento con l’attentato al Papa. Tuttavia, prima di parlare di questa vicenda ritengo importante far riferimento ad un altro episodio verificatosi in precedenza e di cui ho parlato nel mio libro. Questo episodio, che ho potuto conoscere a distanza di moltissimi anni, circa venti, dopo aver avuto la possibilità di leggere le carte del processo, riguarda il progetto di un sequestro di persona che aveva ad oggetto altre cittadine vaticane. In particolare si trattava di Raffaella Gugel, figlia dell’aiutante di camera del Papa, Angelo Gugel, della sorella, Flaviana Gugel, nonché della figlia e della moglie del Capo della sicurezza del Vaticano, Camillo Cibin. Mi permetto di sottolineare l’importanza di questo fatto perché tale progetto risale a pochi giorni dopo l’attentato al Papa. Per evitare di commettere errori credo sia bene riprendere ciò che Raffaella Gugel ebbe a dichiarare ai Carabinieri della Legione Roma, Reparto Operativo, terza sezione, il 24 luglio 1984. Cito testualmente: «Dopo alcuni giorni che il Santo Padre fu attentato dal terrorista turco, mio padre mi disse di stare attenta per la strada perché per la città del Vaticano erano circolate voci di un possibile rapimento di un cittadino vaticano in cambio del terrorista turco Alı` Agca». Continua ancora la ragazza: «In quel periodo io andavo a scuola in Corso Vittorio Emanuele II, istituto tecnico commerciale «Vincenzo Gioberti», e ogni mattina alle ore 8,15 prendevo l’autobus 64 dal capolinea, ubicato nella piazza quasi di fronte all’ingresso di Porta Sant’Anna. Alla fermata successiva al capolinea saliva a bordo un uomo sui 28-30 anni, in giacca e pantaloni sportivi, il quale prendeva posto a sedere e notavo che mi osservava ripetutamente. Questo episodio si e` verificato quasi ogni mattina. Preciso che nell’arco di una settimana succedeva tre giorni di fila, poi vi era una pausa di un giorno. E successivamente, gli altri 2, 3 giorni, rincontravo quest’uomo. Fin dai primi «incontri» con questo uomo sull’autobus riferii l’episodio a mio padre. Questi incontri durarono due o tre settimane, ma alla fine non lo vidi più`. Posso riferire i dati somatici di quest’uomo. Era alto un metro e 80, corporatura snella, carnagione scura, tipo nazionalità turca, capelli scuri ricci con occhi scuri». Subito dopo che la ragazza informa il padre, quest’ultimo si allarma e toglie la ragazza dalla scuola insieme alla sorella. Risulta dai rapporti dei Carabinieri che vi erano stati pedinamenti non soltanto di Raffaella Gugel ma anche della sorella e della figlia di Camillo Cibin. Su questo abbiamo testimonianze precise offerte da un dipendente della polizia vaticana di nome Antoniazzi che purtroppo è morto. Abbiamo comunque le dichiarazioni rese all’epoca ai Carabinieri. Questa vicenda è molto importante perché dimostra due cose. Innanzi tutto che il progetto di sequestro di un cittadino vaticano risale al periodo immediatamente successivo all’attentato al Papa o è addirittura precedente. Infatti, come ha dichiarato Ali Agca al giudice Ilario Martella nel 1982 – esiste un verbale inoppugnabile dell’epoca – prima dell’attentato al Papa i suoi complici gli avevano detto che sarebbe stata sequestrata una persona per chiedere lo scambio con lui.

PRESIDENTE. Come se fossero stati sicuri del suo arresto.

IMPOSIMATO. Avevano messo in conto il fatto che potesse essere arrestato, cosa che poi accadde. «Se sarai arrestato, non ti preoccupare perché noi ti libereremo», cosa che era già avvenuta nell’episodio precedente relativo all’omicidio di Abdi Ipecki, giacche´ nel 1979 egli fu certamente aiutato dall’esterno nella sua evasione a novembre, dopo alcuni mesi di detenzione. Questo episodio è molto importante anche per un’altra ragione. Esso conferma l’ipotesi che il Vaticano era già stato avvertito della possibilità di un sequestro. Ciò viene confermato anche dalle dichiarazioni rese al giudice Priore da Maurice Beccuau e Valentin Cavenago che hanno dichiarato di aver avvertito il Vaticano della probabilità di un attentato al Papa nel 1979, in giugno, prima che questo si verificasse. Essi invitavano quindi la Segreteria di Stato e l’intera organizzazione che ruota attorno al Pontefice a prendere provvedimenti. Detto ciò va sottolineato che per il Papa tra i cittadini «più importanti» c’era Angelo Gugel. Costui, infatti, come aiutante di camera era personaggio di primissimo piano trovandosi accanto al Papa dalla mattina alla sera, 24 ore su 24, tant’è che era con lui il giorno dell’attentato e perfino l’ultimo giorno della sua esistenza. Pertanto, il rapimento di Raffaella Gugel sarebbe stato per i rapitori un colpo magistrale e avrebbe messo in difficoltà il Papa più di quanto non sia accaduto con il sequestro della Orlandi. Inoltre, altro personaggio importante di questa vicenda era Camillo Cibin, il capo della sicurezza vaticana. Come tale costui era un altro personaggio che ovviamente consentiva una capacità di ricatto nei confronti del Papa che non sarebbe stata possibile per altri cittadini. Però mentre questi due personaggi hanno potuto avvertire i propri familiari, il padre di Emanuela Orlandi questa possibilità non l’ha avuta, per non essere stato informato, sicché la ragazza non ha potuto assumere le difese che avrebbe voluto e potuto prendere. Ovviamente di questo fatto si è molto doluto Ercole Orlandi, ma anche altri cittadini che abitavano nello stesso stabile. Queste persone abitavano nella Città del Vaticano, in Largo Santo Egidio. Cioè, la famiglia Gugel e la famiglia Orlandi abitavano tutte nello stesso edificio. Da notare che di fronte all’edificio c’è uno stabile dell’Osservatore Romano. In questo edificio all’epoca lavorava un monaco benedettino. Io sono stato ospite di Orlandi, non ufficialmente è chiaro, mi ha invitato la famiglia Orlandi, e ho potuto verificare che l’unico punto di osservazione per vedere le persone che entravano e uscivano da casa Orlandi era la finestra dell’ufficio di questo Eugen Brammertz, un monaco benedettino che era entrato in Vaticano nel 1977 e che poi è morto nel 1986. Era sicuramente un agente della STASI, secondo quanto è stato detto da Markus Wolf e anche da Gunther Bohnsack. Addirittura mi è stato riferito anche nella basilica di Sant’Anselmo, dove sono andato di persona per parlare con alcuni sacerdoti i quali mi hanno detto che dopo la morte avevano trovato dei documenti che dimostravano che costui era un agente della STASI. Egli fu probabilmente uno dei basisti dei rapitori.

PRESIDENTE. Quindi, dalla finestra monitorava le ragazze del palazzo.

IMPOSIMATO. Aveva la possibilità di controllare chi entrava e usciva da quell’edificio dove erano alcune delle vittime designate dei sequestri di persona; sono partiti prima da Raffaella Gugel e poi sono passati a Emanuela Orlandi. Questo fatto è divenuto importante nel momento in cui ho letto, come ho già accennato, gli interrogatori di Gunther Bohnsack fatti da Rosario Priore. Gunther Bohnsack ha dichiarato che loro erano soliti inviare dei messaggi, alcuni dei quali erano firmati con la sigla «Turkesh». Noi avevamo una serie di messaggi, diffusi dopo il sequestro di Emanuela Orlandi, dove era scritto «Fronte turco anticristiano di liberazione Turkesh». Nel 2001 e 2002, ho fatto vedere alcuni di questi messaggi a Gunther Bohnsack il quale mi ha detto che li avevano preparati loro. Questo potrebbe non significare nulla, invece è molto importante. Anche qui viene in aiuto questa requisitoria magistrale del pubblico ministero Giovanni Malerba, che adesso non posso leggervi ma che vi sintetizzo. In sostanza, il magistrato Malerba prende in esame tutti questi messaggi e osserva come essi provenivano da coloro che avevano un contatto diretto, fisico con la ragazza. Intorno a questa vicenda della scomparsa di Emanuela Orlandi sono state dette una serie infinita di sciocchezze. Prima si è detto che era scomparsa per una fuga d’amore, poi che era scappata con qualche sacerdote del Vaticano. Si è detto anche – altre sciocchezze – che questa ragazza era stata vittima della tratta delle bianche o che era stata vittima di un sequestro di persona per fini di estorsione. Queste quattro ipotesi sono state escluse anche dal magistrato Malerba, per la seguente ragione. Per l’ipotesi della scomparsa bisognerebbe pensare che questa ragazza scomparsa a 15 anni fosse collegata con un’organizzazione terroristica internazionale e quindi che faceva una tripla vita, perché mentre frequentava la scuola «Ludovico Da Victoria» e il Convitto nazionale aveva rapporti con una rete di persone che avevano sedi in tutte le parti del mondo, da Francoforte agli Stati Uniti, da dove partivano i messaggi, ad altre città dell’Europa. E per fare che cosa? Per ricattare la famiglia, per ricattare il Papa, i magistrati e tutta una serie di personaggi. Quindi, questa ipotesi è da escludere. Altra ipotesi che è stata fatta è quella del sequestro di persona a fini di estorsione. Mi sono occupato di quasi ottanta casi di sequestri di persona, compreso il sequestro Moro, quindi qualcosa ne capirò di sequestri. Chiaramente il sequestro di persona a scopo di estorsione comporta come conseguenza quasi immediata la richiesta di un riscatto. Ebbene, dopo alcuni mesi le famiglie di Emanuela Orlandi e di Mirella Gregori avevano addirittura offerto, attraverso l’avvocato Gennaro Egidio (sapendo che le due vicende erano collegate, avevano lo stesso avvocato), due miliardi di lire per la liberazione delle due ragazze. I sequestratori risposero che loro non agivano per ragioni di denaro ma che erano agenti segreti. Non hanno detto di quale parte erano, però hanno detto di agire «per ragioni politiche». Infine, non resta altro che l’ipotesi del sequestro di persona a scopo di terrorismo. Questa ipotesi, per la verità, venne immediatamente colta dallo stesso Pontefice, che nei suoi interventi domenicali a San Pietro rivolse una serie di appelli per la liberazione di Emanuela Orlandi e poi anche di Mirella Gregori e soprattutto, il pomeriggio del Natale del 1983, si recò a casa della famiglia Orlandi, in Largo Sant’Egidio, e disse al padre, alla madre e ai fratelli e alle sorelle di Emanuela che esisteva il terrorismo interno ed il terrorismo internazionale, e che lei era stata vittima di un fatto di terrorismo internazionale. Devo dire anche che durante il sequestro i sequestratori chiesero di mettersi in contatto direttamente con il Vaticano. Cioè, dopo i primi giorni non vollero più avere contatti con la famiglia, perché non aveva senso per loro, e pretesero di avere rapporti diretti con l’allora Segretario di Stato, Agostino Casaroli. Ritorniamo ai messaggi che sono una cosa molto importante. Il magistrato Giovanni Malerba dimostra, con grande acume e capacità logica, che gli autori dei messaggi, siamo nel 1997 e non era ancora comparsa la figura di Gunther Bohnsack, avevano il possesso della ragazza e spiega perché. Gli autori dei messaggi indicavano con la massima precisione caratteristiche fisiche della ragazza e inviavano messaggi scritti e fonici della ragazza, cioè registrazioni della sua voce.

PRESIDENTE. Lei li ha sentiti questi messaggi?

IMPOSIMATO. Sì. Sono stati anche sequestrati. Li ho sentiti, li ho letti; ci sono copie dei verbali. Ma gli autori dei messaggi mandavano anche copia dei documenti di cui era in possesso Emanuela Orlandi al momento della sua scomparsa. Del resto – ripeto – lui fa un certo ragionamento. Non ho mai avuto il piacere di conoscere personalmente il pubblico ministero Giovanni Malerba, però mi ha veramente molto colpito la capacità logica di spiegare in modo convincente quello che a me sembra un fatto ormai indiscutibile. In poche pagine egli indica tutta una serie di ragioni obiettive per ritenere che la tesi, secondo la quale si siano inseriti personaggi esterni in questa vicenda per strumentalizzarla senza poter essere parti di questo complotto, è una tesi che non sta né in cielo, né in terra perché così è. Dunque, nel momento in cui Gunther Bohnsack ha detto di aver scritto questi messaggi per incarico di due personaggi che andavano a trovarlo e che erano Jordan Ormankov e Markov Petkov, praticamente lui ha fornito un’indicazione precisa della matrice, pur non dicendo esplicitamente chi fossero gli autori del sequestro. Non lo ha detto, non lo ha potuto dire e non lo dirà mai per la semplice ragione che questi sono reati permanenti che possono creare gravi responsabilità anche oggi, a distanza di 23 anni dall’accaduto. Le dichiarazioni del Bohnsack sono state ripetute in continuazione, sono state ricordate più di una volta, in parte sono state confermate anche al giornalista Stefano Tognoli al quale è stato detto che erano andati lì a Berlino Est – si parlava di un certo colonnello Petkov – per ricevere disposizioni da parte della STASI e per dare, a loro volta, informazioni su tale vicenda. Per concludere, anche se in questo caso è difficile concludere, vi è la lettera di Alı` Agca nella quale egli dice di essere stato minacciato da un certo – questo credo che sia vero – Petkov e, nell’assenza di Martella che poi ha confermato questa circostanza (l’ha confermata a me ma l’ha detto anche a voi), la cosa importante è che egli non solo è stato minacciato, ma chi lo minacciava gli ha riferito che Emanuela Orlandi l’avevano rapita loro e che erano pronti a compiere altre operazioni di questo genere per ottenere la sua liberazione. Chiaramente, nei confronti non solo di Alì Agca ma di chiunque faccia affermazioni di questo genere, sono necessarie le opportune riserve. Nella lettera che Alì Agca scrive a Martella, e che ha consegnato a me, menziona due nomi che possono sembrare contraddittori; fa un duplice riferimento, parla di due personaggi, Petrov Tomov e Vikolov Dontchev. Uno dei due (cioè, Dontchev) sono riuscito ad individuarlo, mentre Petrov Tomov non sono in grado di dire chi fosse. Va, pero`, subito detto che Agca fin dall’inizio ha dichiarato di conoscere i nomi in codice, cioè i nomi falsi, delle persone con cui aveva rapporti, tant’è vero che uno veniva chiamato Bayramic (alias Antonov), un altro con un altro nome. Lui ha sempre dichiarato i nomi ma, ovviamente, sarebbe da stupidi pensare che un agente segreto riveli il vero nome. A parte questo episodio, comunque, ho potuto verificare che tutte le altre affermazioni di Agca corrispondono, secondo me, alla verità. A proposito del sequestro di Emanuela Orlandi, credo sia nostro dovere cercare di conoscere la verità, al di là delle appartenenze, delle simpatie e di tutte le ideologie, dal momento che rappresenta un fatto etico, prima di ogni altra cosa. Ritengo di poter dire che questo sequestro è stato non l’unico sequestro progettato ma una conseguenza della mancata attuazione di altri due, tre sequestri già messi in cantiere fin dal 1981, dopo il 13 maggio. Successivamente si è fatto ricorso a questo sequestro ma, attenzione, in un periodo importante, cioè nel periodo in cui il Papa si trovava in Polonia (anche se vi era stato un tentativo continuo da parte delle autorità polacche di impedire al Papa di tornare in Polonia), dove era stato accolto trionfalmente da milioni di persone. Tornando a Roma, il pomeriggio del 23 giugno del 1983, il Papa ricevette questa notizia che lo sconvolse. Non poté fare altro che prenderne atto. Non ha più parlato del viaggio in Polonia e ha dovuto subire il ricatto dei sequestratori che gli hanno chiesto di fare degli appelli per la liberazione di Agca. Ha fatto otto appelli per la liberazione, ogni settimana, ma alla fine non è accaduto nulla. Questa, per sommi capi, rappresenta una vicenda che si collega, secondo me, direttamente alla vicenda dell’attentato al Papa che ha, purtroppo, la stessa matrice e, anche se dal punto di vista processuale ci sono sentenze di assoluzione, è un caso in cui la verità storica non coincide con la verità processuale. Questa è la mia convinzione, con tutte le riserve e le possibilità di errore che posso commettere. Sono però convinto che questa sia la verità e credo che questa stessa verità debba costituire una base di ricerca per addivenire ad ulteriori elementi a conferma o anche a smentita delle attuali tesi. Fino a questo momento ritengo che i dati in nostro possesso anche successivi all’istruttoria Rando siano abbastanza sicuri.

PRESIDENTE. La prego, se non ha nulla in contrario, di permetterci di avere in copia la requisitoria del giudice Malerba, anche nelle parti che lei ha sommariamente indicato, ma che considera importanti per la dimostrazione fattuale della relazione tra questi due rapimenti e della comune matrice, come lei ha detto, dell’attentato al Papa e delle operazioni successive. Ringraziandola sentitamente per la completezza e il dettaglio delle informazioni che lei ci ha fornito, sottolineo che l’aspetto che a questa Commissione – secondo me – interessa nel modo più diretto, visto che è chiamata ad approfondire le attività del KGB in Italia, è che queste azioni criminali siano state perpetrate su input diretto sovietico attraverso la STASI tedesca e non fossero volte soltanto, come in un’altra parte della nostra inchiesta si è detto in maniera più limitativa, a liberare i compagni bulgari, la nazione o i Servizi bulgari dal sospetto di avere qualche parte in causa nell’attentato. Con questi due sequestri si compie un’altra operazione: ottenere la liberazione del sicario, dell’uomo che ha compiuto l’attentato.

IMPOSIMATO. E dei suoi complici.

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