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Emanuela Orlandi, la sorella Natalina: "Mio zio mi fece avances verbali ma finì lì"

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(@emanuelaorlandi)
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La famiglia della ragazza scomparsa nel 1983 ha organizzato una conferenza stampa per replicare al servizio di ieri su La7 in cui è emerso un carteggio tra esponenti ecclesiastici in cui si citava lo zio della giovane e le presunte molestie ai danni della sorella maggiore di Emanuela. L'avvocato Sgrò: “Si è fatta macelleria della vita delle persone”. Natalina Orlandi: “Furono semplici avances verbali, al momento fui scossa”. Pietro Orlandi: “Qualcuno in Vaticano vuole spostare attenzione all’esterno”

Fonte Sky Tg24

 

La famiglia Orlandi, Pietro e Natalina (fratelli di Emanuela) insieme all’avvocato Laura Sgrò, ha voluto rispondere con una conferenza stampa alle ultime rivelazione sul caso della ragazza scomparsa nel 1983, diffuse ieri sera con un servizio del Tg La7 che ha fatto emergere uno scambio epistolare di 40 anni fa tra esponenti vaticani in cui si cita lo zio della giovane e le presunte molestie che avrebbe fatto proprio alla sorella maggiore di Emanuela. “Quello che è successo ieri meritava un approfondimento. Siamo stati travolti da questa notizia, ieri si è fatta macelleria della vita delle persone. Dal tg de La7 abbiamo appreso che è tornata in auge una pista, vengono raccontati fatti molto privati, la vita di Natalina Orlandi è stata messa in piazza e macellata. Ho ritenuto che fosse Natalina a raccontare quello che è successo, ieri le vicende personali della famiglia Orlandi sono state macelleria”, ha detto l’avvocato Sgrò, legale della famiglia.

Natalina Orlandi: "Mio zio fece avances verbali ma finì lì"

Natalina Orlandi, sorella di Emanuela Orlandi, nella conferenza stampa ha spiegato che “non esiste stupro, è un fatto che risale al 1978, mio zio mi fece solo semplici avances verbali, un regalino, poi quando ha visto che non c'era nessuna possibilità è finito tutto lì. Non c'è stato altro. Al momento fui scossa. Non dissi nulla a mio padre, solo al mio fidanzato Andrea poi diventato mio marito. E ne parlai in confessione col nostro padre spirituale. E ora questa cosa insignificante è stata venduta come chissà quale scoop. Questo fu il rapporto con mio zio. E infatti le nostre famiglie sono unite. Io questa cosa la tenni per me. Poi nell’83 mi hanno chiamato e subii un interrogatorio. Erano cose che sapevano tutti, magistrati inquirenti e investigatori. È finita lì e non portò a nulla”, ha aggiunto. "Dopo le avances verbali che mi fece, mio zio è tornato sui suoi passi ed è finita lì. Noi escludiamo che nostro zio abbia fatto avances anche a Emanuela", ha proseguito. Infine ha raccontato: "Nel 2017 vengo contattata da Becciu. Mi dice che mio fratello insisteva per avere documentazione ma che aveva dei documenti del 1978 che mi riguardavano. Mi è sembrata forma ricattatoria. Ho detto che io non avevo problemi".

Pietro Orlandi: “Qualcuno in Vaticano vuole spostare attenzione all’esterno”

“Qualcuno all’interno del Vaticano sta facendo di tutto per spostare l’attenzione all’esterno, per scaricare qualunque responsabilità su altri, addirittura sulla famiglia”, ha detto invece Pietro Orlandi. “Diddi sta lavorando per arrivare a una verità di comodo, non alla verità”, ha aggiunto. “Faccio appello ai senatori, sono convinto che la commissione parlamentare possa portare alla verità e infatti il Vaticano la teme e non la vuole. Mi auguro che passi la votazione. Ieri il Vaticano ha calpestato le ultime briciole di dignità. Io sono convinto che Papa Francesco con l’apertura dell’inchiesta volesse fare passi avanti ma qualcuno sta facendo di tutto per spostare l’attenzione fuori dal Vaticano”, ha aggiunto. Il giorno della scomparsa di mia sorella Emanuela “mio zio era lontano da Roma, con i figli nel paese dove vanno in vacanza”, ha detto Pietro Orlandi.

Pietro Orlandi: "Mi aspetto dichiarazioni da parte della procura"

"Quando ho visto ieri Mentana con occhi gioiosi raccontare questa cosa ho pensato per prima cosa 'che carognata..', perché ho visto il modo di scaricare sulla famiglia qualunque responsabilità che eventualmente ci fosse in Vaticano. Su cosa si sono basati? Sulla lettera di un sacerdote che riportava quanto saputo durante il sacramento della confessione?", ha detto ancora Pietro Orlandi. "Aver visto ieri sera associare il viso di mio zio Mario all'identikit, mi ha dato molto fastidio, è stata una cosa molto grave, è una carognata. Mai avrei pensato che potessero scendere così in basso, eppure sono scesi così in basso". "Mi aspetto dichiarazioni da parte della procura di Roma - ha chiesto con forza Pietro Orlandi -, diversamente significherebbe dire che il Vaticano sta cercando di scaricare ogni responsabilità su altri, addirittura sulla stessa famiglia Orlandi". "Vorrei incontrare Papa Francesco in privato e dirgli delle carogne che gli girano intorno. Sono convinto - ha aggiunto Pietro - che se la commissione d'inchiesta parlamentare parte la verità esce fuori. Per il Vaticano è sempre stato facile gestire la procura di Roma, molto più difficile è gestire una commissione parlamentare composta da 40 perso e per questo non la vogliono. Ho fiducia in questo Parlamento e in questo governo, che ha volontà di fare chiarezza su tutto".

Il caso

In giornata Pietro Orlandi, sul suo profilo Facebook, aveva scritto: "Hanno superato il limite”, riferendosi alle ultime rivelazioni sulla scomparsa della sorella Emanuela, in cui spunta il nome dello zio Mario Meneguzzi, deceduto da tempo e marito di Lucia Orlandi, zia paterna della ragazza sparita a Roma nel 1983. Da quanto trapela da un carteggio dell'epoca del cardinale Agostino Casaroli con l'ex padre spirituale e confessore degli Orlandi - tra le carte trasmesse dai magistrati vaticani alla procura di Roma -, quest'ultimo sarebbe stato a conoscenza che Meneguzzi avrebbe molestato la sorella maggiore di Emanuela, Natalina. Sempre all'epoca, Natalina avrebbe confidato di aver paura: le era stato intimato di tacere oppure avrebbe perso il lavoro alla Camera dei Deputati dove Meneguzzi, che gestiva il bar, l'aveva fatta assumere qualche tempo prima.

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