Pignatone presidente del Tribunale Vaticano

L’ex procuratore capo della repubblica di Roma Giuseppe Pignatone è stato nominato da Papa Francesco presidente del Tribunale dello Stato della Città del Vaticano. Prende il posto di Giuseppe Dalla Torre, accademico, giurista ed ex rettore della Lumsa.

Pignatone aveva lasciato la magistratura a maggio per limiti di età (70 anni). Una vita, la sua, dedicata al contrasto alla criminalità organizzata. L’ultima tappa della sua carriera lo ha visto protagonista a Roma con l’inchiesta su “Mafia Capitale” che con cento indagati e 37 arresti mise alla luce il sistema di malaffare romano.

Per questo motivo il giornalista Gianluigi Nuzzi fa un appello-video a Pignatone per arrivare alla verità sul “caso” Emanuela Orlandi.

“Io faccio un appello a Pignatone perché adesso lui come presidente del Tribunale della Città del Vaticano decida di aprire i cassetti e vada a vedere veramente quello che è successo alla povera Emanuela Orlandi. Pignatone, siamo con te ma mi raccomando.
In questi giorni mi chiedo se Francesco ce la farà a cambiare il Vaticano, la curia romana, a rilanciare la Chiesa nel mondo.  Oggi c’è una notizia molto particolare: l’ex procuratore capo di Roma Pignatone è diventato il presidente del Tribunale dello Stato Città del Vaticano. E’ una buona notizia? Bisogna andare indietro con la memoria. Lui viene nominato nel marzo del 2012 procuratore capo a Roma, in quegli anni c’è l’inchiesta sulla scomparsa di Emanuela.

“Il 2 aprile del 2012 succede un fatto strano, escono delle indiscrezioni si dice che fonti inquirenti, che indagano sulla scomparsa di Emanuela Orlandi sostengono che qualcuno in Vaticano sa ma non parla. Che mi sembra molto scontato – sottolinea Gabrielli – Pignatone si irrigidisce di fronte a questa cosa e avoca a sé l’indagine e dice non indagate più voi sostituti, adesso sarò io a seguire l’inchiesta. Questo lo fa agli inizi di aprile del 2012 quando dà l’ok per aprire la tomba di Renatino De Pedis, l’uomo della banda della Magliana che era sepolto clamorosamente nella cripta sotto la basilica dove Emanuela Orlandi andava per imparare a suonare il flauto”.

 

Giuseppe Pignatone

“Viene aperta la tomba – continua Nuzzi – nel maggio finisce sotto inchiesta Don Vergari, l’allora rettore della Basilica, inizia l’ispezione alla tomba e lì intercettano il sacerdote capo della basilica che al telefono dice due cose: che il giudice che ha in mano la pratica vuole chiudere il caso. Strano, millantato credito, calunnia, boh, non si sa. Di fatto nel maggio del 2012 Don Vergari, inquisito per l’omicidio e la scomparsa di Emanuela Orlandi, fa lui una telefonata in Vaticano e qualcuno gli dice ‘stai tranquillo e attento perché il tuo telefono è sotto controllo'”.

“Passano gli anni, arriviamo nell’aprile del 2015 e sapete cosa succede? Che Pignatone dice a Giancarlo Capaldo, suo braccio destro e ad alcuni sostituti che indagavano da anni per arrivare alla

verità sulla scomparsa di Emanuela Orlandi, ‘no basta non indaghiamo più, ormai non si può andare da nessuna parte la verità non è venuta fuori, dobbiamo archiviare il caso’ – prosegue Nuzzi – I parenti di Emanuela Orlandi protestano ma lui dritto come un treno chiede e ottiene l’archiviazione nel maggio del 2015. “Chi è contrario all’archiviazione? Giancarlo Capaldo, il suo braccio destro, quello che negli ultimi anni aveva fatto tutti gli interrogatori e aveva avviato una trattativa segreta con alcuni monsignori del Vaticano per arrivare alla verità. Pignatone non ne vuole sentire, non vuole fare ulteriori accertamenti, non vuole risentire le amiche, non vuole seguire altri filoni”.

“E cosi il 6 maggio del 2016 la Cassazione chiude definitivamente questa inchiesta – sottolinea Nuzzi – Questa è la storia della povera Emanuela Orlandi e delle inchieste su di lei. Pignatone chiese e ottenne l’archiviazione del caso. Successivamente la famiglia e l’avvocato Laura Sgrò hanno bussato dal segretario di Stato Parolin e gli hanno detto ‘riaprite almeno voi il caso, vogliamo arrivare alla verità, qualcuno forse lì sa e non parla’. Anche perché bisognerebbe capire con chi all’epoca Capaldo avviò quella trattativa, della quale parlo anche nel mio libro ‘Peccato originale”.

Fonte: © Copyright Adnkronos

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