Gianluigi Nuzzi: “L’italia e il segreto: dai grandi gialli al Vaticano”

Rassegna Lezioni d’autore: Gianluigi Nuzzi al teatro Comunale di Porto S.Giorgio (FM) ad un anno dalla pubblicazione del saggio “Via Crucis” che lo ha portato in Tribunale per la divulgazione di scandali e ricchezze non dichiarate del Vaticano, parla del futuro della libertà di stampa e fa un quadro preoccupante della possibilità di fare in Italia giornalismo di inchiesta.

di Cloud

Ero partita con l’idea che fosse un incontro per parlare dei suoi libri, ma subito dopo le prime battute ho dovuto ricredermi in pieno.  Nella serata al Teatro comunale di Porto San Giorgio, per la rassegna “Parlare Futuro” patrocinata dal Comune ospitante, Gianluigi Nuzzi ha voluto fare un discorso semplice, chiaro e diretto su quello che sono oggi i misteri nel nostro paese:  “L’Italia è il paese dei segreti” afferma, “Il Segreto in Italia è la scatola nera dei fatti che accadono, fatti, che noi non conosciamo”. In tutti questi anni, ci ha spiegato di aver avuto sempre la concreta sensazione che noi italiani, ed in primis i giornalisti, siamo sempre rimasti in uno stato di superficie rispetto ai fatti che accadono. Prendendo una citazione dell’ex Magistrato Gherardo Colombo, noto per le inchieste sulla Loggia P2 e Mani Pulite fra le tante,  il suo intervento ha esordito così: “L’Italia è il paese del ricatto. Il potere si alimenta di segreti, quindi, l’informazione diventa merce di scambio-moneta.   Si riesce a fare carriera e si è parte del ‘Sistema’  solo se una persona è ricattabile”. Bomba lanciata senza timore, seguita dall’esame di alcune delle più oscure vicende del nostro paese: dall’episodio suicidio/omicidio di Roberto Calvi ai traffici dello IOR, da Andreotti alla nostra cara Emanuela Orlandi. Fa nomi e cognomi, il giornalista, lasciando noi ad ascoltare con estrema attenzione le sue analisi, tutte fondate, dei fatti. Ma  andiamo con ordine.

Roberto CALVI

E’ proprio di questi giorni la notizia dell’archiviazione dell’inchiesta bis su Roberto Calvi. Il GIP ha preso atto che nonostante tutte le risultanze portassero ad ipotizzare l’omicidio del banchiere, non è stato possibile dare il valore di prova agli elementi raccolti. Infatti, tutte le motivazioni della sentenza di assoluzione delle persone che erano accusate di aver concorso nell’omicidio del banchiere del Banco Ambrosiano, avvenuto il 18 giugno 1982, di cui era nota la frequentazione con persone non nobilissime come Licio Gelli, Paul Casimir Marcinkus, o Michele Sindona, sono cadute una ad una.

Per anni si è dato credito alla versione che si trattasse di suicidio. Ma analizzando le carte si può chiaramente escludere questa ipotesi: Nuzzi ci spiega, infatti, come la dinamica dell’accaduto non regge nella ricostruzione. Il Giudice Otello Lupacchini che dispose la riesumazione e l’autopsia, ha chiaramente respinto la tesi spiegando che un uomo di più di 60 anni non avrebbe potuto fare ciò che si ipotizza senza sporcarsi in alcun modo le mani, e soprattutto le unghie. Come avrebbe potuto un uomo di quell’età, camminare lungo il Tamigi, riempirsi le tasche di sassi, legarsi con una corda facendo un doppio nodo marinaro dopo un improbabile lancio sul ponteggio sotto il Ponte dei Frati Neri a Londra, concludendo l’impresa arrampicandosi verso il punto dove è stato trovato? Impossibile. Certo è, invece, che tutti gli inquirenti italiani che hanno sostenuto il contrario, avvalorando l’ipotesi del suicidio, hanno fatto carriera. “Un caso?” dice Nuzzi. Sarà, ma non isolato nel quadro dei misteri italiani.

Le tangenti dello IOR

Continua facendo un salto in avanti: fino a qualche anno fa i bilanci dello Stato Vaticano erano segreti. Non è un caso che il fatturato dello IOR, destinava solo l’1 o il 2 per cento alle opere di religione. Il suo presidente, negli anni che riguardano la scomparsa di Emanuela Orlandi e proprio mentre Calvi veniva trovato morto a Londra, era il conosciuto Paul Casimir Marcinkus. Di origini lituane, l’arcivescovo americano era nato in un sobborgo di Chicago, a Cicero. Il padre era uno degli autisti di Al Capone che, proprio a Cicero, aveva il suo quartier generale. Altro caso….

Negli ultimi anni di gestione dello IOR da parte di Marcinkus,  fra gli anni ‘80 e ’90 precisamente, viene chiamato a  “sistemare” una situazione di

Gianluigi NUZZI

scandali e poca chiarezza in Vaticano il Monsignor Renato Dardozzi, plesbitero italiano. Si doveva fare in modo che certe voci si silenziassero e nello stesso tempo, evitare che i cristiani cattolici venissero a  sapere cose poco attinenti alla Cristianità. Dardozzi si trova a gestire un archivio di notizie fatto di scandali e fiumi di denaro che, per sua volontà dopo la morte, viene reso pubblico lasciando tale disposizione ai suoi esecutori testamentari. Qui c’è l’unico accenno da parte di Nuzzi ai suoi libri: ci spiega infatti come, tali gli esecutori testamentari del Monsignore parlino di questa volontà ad un amico (Maurizio Ferrini, comico conosciuto con il nome della “Signora Coriandoli” ndr), che riporterà tutto ad un altro giornalista, il quale diverrà portatore di tali segreti. Nuzzi, a sua volta, riceve queste confidenze dal collega, e viene in contatto con questi quattromila documenti, costituiti da carte-lettere, relazioni, bilanci, verbali, note contabili, bonifici, missive tra le più alte autorità Vaticane. Da qui scaturirà la divulgazione degli scandali e delle ricchezze non dichiarate della Santa Sede descritte nel suo libro “Vaticano Spa”. In esso infatti, si racconta come lo IOR fosse attivo nel riciclaggio di denaro sporco, legato a tangenti (fra tutte, la più grande tangente della storia italiana, quella Enimont),  e di supporto finanziario alla Mafia, oltre ad essere attivo nella fondazione di un partito di centro destinato a sostituire la Democrazia Cristiana, crollata dopo tangentopoli. A seguito del processo e della diffusione della notizia del riciclaggio della tangente sotto forma di Titoli di Stato presso un sistema di conti cifrati dello IOR, la Santa Sede inizia a tremare. All’interno delle mura vaticane è forte il timore di essere coinvolti in “Mani Pulite”. Il Presidente dello IOR succeduto a Marcinkus, l’economista Angelo Caloia, scrisse preoccupato al Segretario di Stato una missiva: “Dobbiamo evitare che OMISSIS venga coinvolto in Mani Pulite”. Sul conto di “OMISSIS” era infatti passata una parte di quella tangente. Esso era intestato ad una fondazione benefica inesistente, la “Fondazione Cardinale Francis Spellman”, ma si scoprì solo molto dopo che il vero detentore era nient’altro che Giulio Andreotti. Nonostante questi elementi, emersi in corso di processo, va precisato tuttavia che la figura di Giulio Andreotti rimase sempre estranea alla vicende processuali. In parole brevi, riuscirono nell’intento di non implicare in tali faccende OMISSIS. Perché tanta apprensione?  Per un motivo semplice: era molto probabile che Andreotti divenisse Presidente della Repubblica e perché in Vaticano ben sapevano che i Magistrati di Milano di quella tangente avevano scoperto solo una metà, mentre c’è ne era un’altra ancora ignota. “Il segreto”, sottolinea ancora Nuzzi.

Emanuela ORLANDI

Nuzzi inizia a parlare di Emanuela partendo dal rinvenimento della cassetta audio fatta trovare alla famiglia successivamente alla scomparsa della ragazza avvenuta il 22 giugno del 1983 all’uscita dalla scuola di musica di piazza S. Apollinare a Roma, subito dopo la sua lezione di flauto traverso.

Tale cassetta non fu presa in considerazione (si è fatto credere che fosse la registrazione di un film porno, probabilmente per porre fine celermente alle indagini). Ma a distanza di 30 anni, il Magistrato Giancarlo Capaldo, riascolta la cassetta ad orecchio e, per essere più sicuro, fa fare una consulenza scientifica dalla quale emerge, in maniera inequivocabile, che quella era la voce di una ragazza sofferente, terrorizzata e seviziata. Contro tutti Capaldo va’ avanti, ma il Dr. Pignatone,  magistrato della Procura di Roma,  chiede comunque l’archiviazione del caso il 30 settembre 2015 e la relativa firma in via definitiva a maggio di quest’anno. Perché? Lo stesso Capaldo rivela a Nuzzi che solo nel 2014 ebbe modo di trovarsi davanti ad almeno sei depistaggi.

A pensar male si fa peccato, certo, ma la constatazione che anche in questo caso gli inquirenti che lavorarono alla vicenda finiranno per avere poi delle carriere incredibili è palese. “Forse sarà una esagerazione” dice Nuzzi.

Emanuela ORLANDI

Ma ci sono tante stranezze nella triste storia di Emanuela. Per esempio, l’emblematica figura di Don Piero Vergari, rettore della Basilica di S.Apollinare fino al 1991. Personaggio scomodo ed  imbarazzante per la Santa Sede, Vergari è venuto alla ribalta per motivi pessimi, ovvero, varie intercettazioni telefoniche erotiche con un Diacono, tra le quali ne spunta anche una in cui il Vaticano lo invita a “stare attento a parlare al telefono” e questo, appena dopo due giorni che è stato posto sotto osservazione da parte della Procura di Roma. Finisce indagato per la scomparsa della ragazza dopo 20 anni dall’accaduto. Ma il motivo ben più noto del suo ipotetico coinvolgimento viene da una telefonata arrivata alla trasmissione di “Chi l’ha Visto?”, da anni al fianco di Pietro Orlandi, fratello di Emanuela, per la ricerca della verità su sua sorella.

Qualcuno che, nel settembre 2005, invitava a controllare chi fosse sepolto e perché in quella Basilica, insieme a grandi prelati, benefattori e uomini di un certo spessore, e ad indagare su quale tipo di favore fosse stato fatto al Cardinal Poletti, ovvero l’Arcivescovo Vicario di Roma all’epoca.

Stiamo parlando di Enrico De Pedis, cassiere dei Testaccini, indiscussi padroni del malaffare a Roma in quegli anni. Proprio lui viene sepolto lì, avendo ricevuto il Nulla Osta del Vaticano fatto firmare proprio dal Segretario di Poletti, il Monsignor Francesco Camaldo, mandato avanti per trattare questa imbarazzante sepoltura.

Un caso che quest’ultimo fosse ben conosciuto dalla vedova del defunto? Forse.

Fatto sta che la signora aveva inizialmente sepolto il marito al cimitero del Verano in una tomba della famiglia, per poi riuscire a farne tumulare la salma a Sant’Apollinare grazie proprio al via libera ottenuto in relazione ad una dichiarazione scritta del Monsignor Piero Vergari: “Si attesta che il signor Enrico De Pedis nato in Roma – Trastevere il 15/05/1954 e deceduto in Roma il 2/2/1990, è stato un grande benefattore dei poveri che frequentano la Basilica e ha aiutato concretamente tante iniziative di bene che sono state patrocinate in questi ultimi tempi, sia di carattere religioso che sociale. Ha dato particolari contributi per aiutare i giovani, interessandosi in particolare per la loro formazione cristiana e umana”. Fonte: “La Repubblica.it

“Che segreti ci sono dietro questa strana sepoltura?” Ci chiede e si chiede Nuzzi.

Ed è qui che facciamo un collegamento con il film di Roberto Faenza, uscito nelle sale lo scorso 6 ottobre, che ripercorre le tristi tappe della scomparsa della ragazza. La Verità sta in cielo infatti, basandosi solo su carte giudiziarie, documenti ed indagini svolte con la preziosa collaborazione della giornalista Rai Raffaella Notariale, traccia il filo del rapimento dando risalto proprio alle modalità che hanno portato alla sepultura del testaccino in Sant’Apollinare: con le ricchezze vaticane sullo sfondo, si intrecciano confidenze, politica, servizi segreti e trattative. Proprio come quella che la scena finale del film ci racconta. In un museo, ha luogo l’incontro tra il Giudice che indaga sulla scomparsa di Emanuela e un Monsignore. Il prelato, nell’evidenziare l’imbarazzo di tutto il Vaticano  scaturito dall’insolita sepoltura di Renatino in Sant’Apollinare, spiega di non voler/poter procedere con l’azione dello spostamento della tomba. Risulterebbe motivo di altri pettegolezzi e dicerie di cui la Santa Sede proprio non ha bisogno. Chiede invece al Magistrato di far operare alla Procura di Roma tale iniziativa. In cambio, avrebbe dato al Giudice un dossier secretato in Vaticano sul rapimento di Emanuela. Alla domanda “Allora nel dossier c’è scritto chi ha rapito e ucciso Emanuela Orlandi?” il monsignore declina “non dico questo, ma avrete le risposte a molte domande”. Capaldo intervistato dalle testate giornalistiche subito dopo l’uscita del film, non conferma e non smentisce che ciò sia avvenuto davvero. Resta il fatto che il dossier esiste, ed è tenuto nascosto da più di 33 anni. Trattative, quindi. Gianluigi Nuzzi prorompe: “I segreti per vivere, e soprattutto far sopravvivere un sistema di potere, hanno bisogno delle trattative. La trattativa riservata garantisce il potere e l’illegalità”.

Quanti i processi fatti senza destare scalpore di cui non siamo a conoscenza, quanti segreti tenuti nascosti per non destare scalpore fra i cattolici? Uno fra tutti quello in corso in cui è indagato proprio quell’Angelo Caloia di cui abbiamo parlato che, che al Comando dello IOR dopo Marcinkus si era seduto al fianco di De Bonis, referente di Luigi Bisignani, per “pulire” i soldi dei conti dello IOR, e che fu cacciato da Ratzinger successivamente alla pubblicazione del libro di Nuzzi, nel settembre 2009. “Non è certo per il mio libro” conclude Nuzzi “che si è iniziata a far pulizia nel Vaticano, prima con Benedetto XVI e poi con Papa Bergoglio”. Certo è però che le commissioni di inchieste interne che si sono succedute non hanno cercato di fare chiarezza realmente dopo lo scandalo Vatileaks. Non ci si è preoccupati di smentire,  ma al contrario si è fatto un processo ai giornalisti (fra cui lo stesso Nuzzi) che hanno portato alla luce un mondo nascosto di cui i documenti trafugati parlano, e si sono condannati i “traditori” della Santa Sede (come il maggiordomo di Ratzinger, e perseguiti coloro che volevano rendere note tali nefandezze.

Il quadro raccontato magistralmente dal giornalista ci fa solo riflettere sul fatto che la Fede non può essere oggetto di trattativa.

Questo mondo nascosto che ci rivela è pieno di sudiciume. La convinzione questa mia, da cattolica ma anche da semplice cittadina, è che tutto ciò può essere solo un male per la Chiesa. E la speranza, sempre mia, è che si faccia luce una volta per tutte su quel dossier secretato da 33 anni e custodito chissà in quale stanza vaticana.

L’aspettativa è che si faccia presto, che si riaprano le indagini e si arrivi a quella verità nascosta prima che sia troppo tardi, prima cha qualcuno se la porti nella tomba. L’esistenza di quei segreti e di tutto il marcio che c’è dietro questa amara vicenda, sono ormai chiari a tutti. La famiglia di Emanuela è ancora giustamente troppo assetata di giustizia pulita. La Verità sarà in cielo solo quando la terra la libererà.

 

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