Vatican Girl, la serie Netflix su Emanuela Orlandi.

La serie Vatican Girl non è solo un documentario coinvolgente ed esaustivo sulla vicenda di Emanuela Orlandi. È un’indagine volta a scoprire il perché l’opera di Mark Lewis, abbia colto in pieno il suo obiettivo, intrattenendo e restituendo un barlume di ordine a un mistero che ordine pare non avere.

Intervista a Mark Lewis e Chiara Messineo, rispettivamente autore/regista e Producer di Vatican Girl.

COSA E’ VATICAN GIRL?

Lewis: << Vatican Girl è un documentario in quattro parti sul caso di EO, uno dei più grandi misteri italiani, su una ragazza di 15 anni che, un pomeriggio d’estate del giugno 1983, scompare. Ma questo è solo l’inizio. La storia poi prende una direzione quasi da thriller politico, con tentacoli che riconducono alla mafia, alla criminalità organizzata, intrighi vaticani, fazioni vaticane che provano a rovesciare governi… >>

Messineo: << Penso che la serie racconti uno dei più grandi misteri italiani degli ultimi quarant’anni e, in tal senso, è come se fosse una fotografia della società italiana di quel tempo >>.

COM’E’ NATA L’IDEA DELLA DOCU-SERIE?

Messineo: << La docu-serie nasce perché il nostro amico e collega Aurelio Laino, che purtroppo oggi non è più con noi, venne da me con l’idea di raccontare questa storia. Avevamo già lavorato insieme e appena ne abbiamo parlato, ho subito pensato: “Oh, mio Dio, si, ho già sentito questa storia. Ma cosa c’è di nuovo? Perché farne un documentario?”. Quando ho iniziato ad approfondire, ho subito capito che era, si, una storia italiana, ma in molti, molti modi, ha anche un’incredibile importanza geopolitica, perché tocca molti luoghi diversi. L’altra cosa che volevo capire era come raccontare in modo diverso, una storia che era stata già raccontata. E magari farlo con lo stesso stile di “Giù le mani dai gatti”, con una sorta di narrazione retroattiva, e usando le testimonianze dirette delle persone coinvolte >>.

COME VI SIETE AVVICINATI ALLA STORIA DI EMANUELA?

Chiara Messineo

Messineo: << Quando leggi una storia su carta e, per qualsiasi ragione, ne sei attratto, allora la storia potrebbe essere interessante. Ma onestamente non pensavo fosse davvero una storia, finché non sono venuta qui e ho  incontrato Pietro Orlandi. Pietro ha completamente confermato, al 100%, la mia intenzione di fare questo documentario. Lui è un uomo che ha dedicato tutta la sua vita alla ricerca della verità. Istintivamente ho subito capito che sarebbe stato un narratore eccezionale >>.

Lewis: << E’ successa una cosa strana un giorno con Pietro, nel suo appartamento. Stavamo parlando di come poter rappresentare al meglio Emanuela. Un tempo ovviamente la famiglia aveva centinaia di fotografie di Emanuela. Nel corso degli anni, però, hanno dato alcune fotografie ad agenti di polizia, investigatori o pubblici ministeri in modo che le potessero usare per identificare la loro figlia, la loro sorella, scomparsa. Ma non hanno mai riavuto indietro quelle fotografie. Quindi, quello che è successo, è che ora alla famiglia sono rimaste pochissime fotografie nitide: quella famosa del poster “E’ scomparsa”, di lei con la fascetta in testa; c’è un’altra sua foto in bianco e nero con un girocollo; ce n’è una di lei che suona il flauto. E sono quelle che vengono riciclate dalla stampa, anno dopo anno. Finché un giorno quando eravamo con Pietro nel suo appartamento e stavamo spulciando tra i vecchi documenti, c’era questo sacchetto di plastica sulla scrivania, sul tavolo. L’ha aperto e c’erano tutti questi vecchi filmati in Super 8, filmati casalinghi, quindi gli abbiamo chiesto se potevamo prenderli e digitalizzarli tutti. Lui dice: ”Si, certo che potete!”. C’erano filmati in bianco e nero e a colori di Emanuela nel corso degli anni e li abbiamo usati per rappresentare, in qualche modo, i ricordi della famiglia, la loro coscienza, la costante spinta che li porta a continuare a cercarla >>.

COME AVETE RACCOLTO TUTTE LE TESTIMONIANZE?

Messineo: << Abbiamo fatto una ricerca molto approfondita e ci sono voluti molti, molti mesi. Abbiamo scelto di adottare una narrazione retroattiva che si basa molto su testimonianze in prima persona. Quindi, per poter ricostruire questi quaranta anni e tutto quello che è successo, dovevamo assicurarci di avere qualcuno che potesse parlare di ogni singola teoria. Eravamo sicuri fin dall’inizio di voler raccontare la storia dei giornalisti coraggiosi che hanno iniziato questo lavoro. Ma volevamo trovare chi è stato coinvolto in prima persona nella storia. Per molti, questa è una storia molto difficile da raccontare o che è davvero pericoloso raccontare. C’era un potenziale testimone che poteva essere fondamentale. Ci tenevamo a far sì che questa persona partecipasse, ma ci ha detto: “Assolutamente, non c’è modo”.  Perché in passato, quando ne ha parlato, la sua dichiarazione è stata scartata e questa persona non è stata presa sul serio. E ho capito completamente i motivi per cui quella porta era chiusa per noi >>.

Lewis: << Nel momento in cui ci ha detto che non avrebbe partecipato, eravamo davvero scoraggiati. Eravamo davvero dispiaciuti. Ma in realtà, quando qualcuno ti dice no, significa che devi lavorare molto, molto più duramente per trovare altre persone che raccontino quella parte di storia. Ad esempio, Sabrina Minardi: nessuno l’ha mai vista ed intervistata così. Totalmente, completamente libera. L’intervista anonima che nella puntata finale rilascia una testimonianza esplosiva, non aveva mai parlato prima. Quindi credo che la nostra responsabilità, nei confronti dei nostri intervistati, sia di dare loro il giusto spazio, di dar loro l’opportunità di parlare liberamente >>.

QUALE TESTIMONIANZA VI HA COLPITO DI PIU’?

Messineo: << L’intervista anonima ha espresso un’ipotesi di ciò che potrebbe essere successo e racconta un fatto specifico accaduto ad Emanuela. E una delle frasi che ha detto, che non dimenticherò mai in tutta la mia vita, è stata “… ma chi ci avrebbe creduto!”. Sentendo quelle parole ora posso dire: “Lo capisco” >>.

AVETE RICEVUTO PRESSIONI DURANTE LE LAVORAZIONI?

Mark Lewis

Lewis: << Non c’è mai stata alcuna intromissione da parte del Vaticano. Ovviamente, nel corso della serie, vengono avanzate gravi accuse dai nostri intervistati sul coinvolgimento del Vaticano riguardo la scomparsa di Emanuela. Ma no, non abbiamo mai avuto alcuna interferenza diretta. Il Vaticano, credo, si sia reso conto abbastanza presto che stavamo realizzando la serie e, naturalmente, abbiamo chiesto loro di fare un’intervista, ma hanno rifiutato. Le persone procedono con attenzione, perché sanno che è un’organizzazione potente >>.

Messineo: << Ovviamente,  ci siamo approcciati al Vaticano attraverso vie ufficiali, ma mi sono anche mossa per cercare di parlare con altre persone all’interno del Vaticano in modo informale, come farebbe chiunque per andare a fondo di questa storia. Abbiamo trovato resistenza da parte loro. Sai, mi dicevano: “Oh, mi dispiace tanto per quello che è successo alla famiglia Orlandi. Mi dispiace tanto per Pietro. Si, gli auguro tanta fortuna, ma purtroppo non ho niente da dire”. E si percepiva che c’era qualcosa di strano. E’ quasi come se il messaggio si ripetesse continuamente, come se fosse una segreteria telefonica rotta. E questa è la risposta che ottenni >>.

VI SIETE FATTI UNA VOSTRA OPINIONE SUL CASO?

Lewis: << Secondo me il peso delle prove prova a pensare ad un coinvolgimento della Banda della Magliana nel rapimento. Per quanto riguarda il motivo, che sia per ricattare il Vaticano e riottenere i soldi investiti e poi persi, i soldi della mafia persi, io penso comunque che le prove vadano in quella direzione. O è stato per un movente sessuale? Per questo è stata scelta proprio Emanuela? Di nuovo, penso che se aveste incontrato la testimone anonima del quarto episodio, come abbiamo fatto noi, e l’aveste guardata negli occhi… senza ombra di dubbio sembrava dire la verità riguardo quella storia, ma credo anche che non si possa mai essere sicuri al 100% >>.

Messineo: << Quello di cui sono certa è che ci siano tante persone che possono parlare del caso e queste persone non saranno vive ancora a lungo. Spero che, in qualche modo, si sentano costrette a dire quello che sanno e si facciano avanti >>.

PENSATE CHE QUESTA SERIE POSSA CAMBIARE LE SORTI DEL CASO?

Messineo: << Lo speriamo davvero ed è il motivo per il quale abbiamo realizzato la serie, noi vogliamo riaccendere la conversazione. Credo inoltre che la nostra serie sottolinei, grazie a tutte le diverse teorie e alla visione che si può avere dalla giusta distanza per la prima volta, le varie dinamiche di potere in atto. Ed è lampante come, per esempio, il Vaticano contro la famiglia Orlandi, sia un po’ come Davide contro Golia >>.

Lewis: << Parliamo spesso del tempo. E un tema ricorrente all’interno della serie, perché proprio come dice Laura Sgrò, l’avvocato della famiglia Orlandi, “Il tempo sta per finire”. La mamma di Emanuela ora ha 92 anni. Il tempo per ottenere delle risposte sta finendo per queste persone. La nostra ambizione è stata quella di aggregare molte menti per far sì che le persone parlino di nuovo del caso di Emanuela. Sembra come se molti pezzi del puzzle siano sotto i nostri occhi, ma ne mancano proprio un paio di fondamentali. E onestamente credo che con la giusta concentrazione di menti e con l’abilità di guardare il caso dall’alto, senza perdersi, si, credo che questa serie potrebbe dare lo slancio per riempire i buchi lasciati da questi pezzi mancanti e scoprire finalmente cosa è accaduto ad Emanuela >>.

INTERVISTA A MARK LEWIS E CHIARA MESSINEO

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