Mangiafuoco: Emanuela Orlandi. Prima puntata.

Tratto dalla radiofiction RAI Radio1 “Mangiafuoco” © RAI 2017

Puntata del 16 ottobre 2017

  • PRIMA PARTE

E’ il pomeriggio del 22 giugno del 1983 a Roma, una ragazza sul ponte di Castel Sant’Angelo attraversa il Tevere per andare a lezione di flauto, sembra un pomeriggio come tutti gli altri, finita la lezione telefona a casa poi incontra due amiche, alla fermata dell’autobus che sta per riportarli a casa, loro salgono lei no. “E’ troppo affollato prendo quello dopo” ma dopo per Emanuela Orlandi c’è solo il vuoto, la ragazza di 15 anni, a casa, oltretevere non è più tornata e la storia, come l’autobus, si riempie di misteri.

Le ultime sul caso Orlandi sono arrivate la settimana scorsa, ma per capire come sono andate veramente le cose dobbiamo mettere in fila tutte le tessere del puzzle: partiamo dall’inizio.

Stato del Vaticano, 1983 siamo in piena guerra fredda, cinque anni prima, agosto 1978, viene trovato morto Giovanni Paolo I.

 GR1 Edizione Straordinaria. Di nuovo in onda il GR1. La redazione del GR1 per una notizia di particolare gravità di cui siamo venuti in possesso pochi minuti fa tramite agenzia, vi leggiamo il flash dell’Ansa è dalla Città del Vaticano: il Papa è stato trovato morto questa mattina alle 05:30 nel suo letto. Presumibilmente la morte sarebbe sopraggiunta alle ore 23:00 del 28 settembre per infarto miocardico acuto. E’ tutto quanto sappiamo per il momento pensiamo di informarvi in maniera più precisa e più diffusa nella prossima edizione del nostro giornale alle 08:00

Di lui agli atti, resta la dimenticata dichiarazione: “faremo pulizie nelle finanze vaticane”. La sua visione del pontificato è tutta in queste poche parole:

Giovanni Paolo I

 la proprietà privata per nessuno è un diritto inalienabile ed assoluto, nessuno ha la prerogativa di poter usare esclusivamente dei beni in suo vantaggio oltre il bisogno quando ci sono quelli che muoiono per non aver niente, son parole gravi”.

Ma non è proprio la stessa cosa che pensa il capo della Banca Vaticana l’americano Paul Marcinkus. “Io ho sempre avuto una vita felice qui con italiani come non posso sentire la mancanza di Italia“.

Annotate il suo nome e soprattutto il suo soprannome: l’Americano. Il forziere Vaticano in quegli anni lo hanno riempito gli americani per finanziare la crociata del ventesimo secolo: la lotta ai comunisti, l’impero del male […] Infatti il Papa nominato dopo di lui è il polacco Karol Wojtyla quello che 11 anni dopo la sua ascesa al Soglio di Pietro assiste con soddisfazione alla caduta del Muro di Berlino. E’ la soddisfazione di chi sà, in cuor suo, di aver assestato ben più di una picconata e la picconata più forte arriva proprio nel 1983, quando il suo carissimo amico polacco Lech Valenza, capo del sindacato Solidarnosc, acerrimo nemico dei russi, vince il Nobel per la pace. Era il 1983, anni di governo della città in mano a una sequela di sindaci del Partito Comunista, Argan, Petroselli, Vetere, le avevano conferito vigore intellettuale e forse anche un minimo di tono morale, poi discioltosi nelle acque sempre più torbide del Tevere. Nel 1983 era sindaco il comunista Ugo Vetere la cui figlia Chiara, aveva sconvolto le regole del partito sposando Sammy Barbot, cantante e ballerino di colore allora celebre interprete della hit, anche un pò hot, “Toccami”. Nel 1983 Roma era ritenuta all’avanguardia culturale, non nel Lazio ma addirittura nel mondo, l’assessore alla cultura Renato Nicolini, eclettico architetto inventore della cultura dell’effimero, celebrava ogni commistione di alto e basso nell’ estate romana madre di tutti i festival che andò gloriosamente e affollatamente in scena per 7 anni, dal ’77 al ’84. Nel 1983 Roma era una capitale non solo della politica, della religione e, come vedremo del crimine, ma anche una capitale culturale.

Era il 1983 quando un’auto carica di tritolo uccide a Palermo il giudice Rocco Chinnici, due agenti di scorta Mario Trapassi e Salvatore Bartolotta e il portiere dello stabile di via Pipitone,  Stefano Lisacchi. Rocco Chinnici era stato il fondatore del Pool Antimafia, il suo posto sarà preso dal Giudice Antonino Caponnetto, del Pool facevano parte anche Giovanni Falcone e Paolo Borsellino. Appena Chinnici varca il portone, una tremenda deflagrazione, l’esplosivo, sembra addirittura 100 kg di tritolo era collocato su un’ autobomba, una 126 verde che era posteggiata sotto l’edificio.

Era il 1983, quando viene arrestato uno dei presentatori più amati della televisione italiana, Enzo Tortora, accusato di fiancheggiare la nuova camorra organizzata di Raffaele Cutolo e di essere uno spacciatore di droga, comincia per lui una ordalìa giudiziaria che dura tre anni, fino alla assoluzione con formula piena.

Enzo Tortora

…il giornalista presentatore è stato arrestato alle 05:32 di questa notte nella camera 439 dell’hotel Plaza a Roma. Agli occhi esterrefatti di Tortora l’ufficiale ha esibito l’atto della magistratura napoletana. Quando il colonnello Cagnazzo e il capitano Corsetti gli hanno detto che purtroppo non c’erano equivoci, il popolare presentatore si è accasciato sulla scrivania in preda ad un visibile malore…”

Era il 1983 l’anno che segnò l’inizio della fine per la banda della Magliana grazie al pentito Fulvio Lucioli, che si decide a parlare quando scopre di essere condannato a morte. Vengono arrestati 64 dei suoi membri e accusati di sequestro di persona, pluriomicidio e traffico di stupefacenti. Lucioli rivela la realtà di un’organizzazione con appoggi politici-mafiosi e di alto livello che nessuno sembrava conoscere.

Emanuela Orlandi era nata nel 68 in una famiglia profondamente religiosa, quarta di cinque figli. Ercole, il padre, era commesso della Prefettura della Casa Pontificia che si occupa del servizio di anticamera del Papa, organizza le udienze solenni concesse ai capi di Stato e di Governo, a ministri e personalità eminenti. Come dipendente del Vaticano, oltre ad un ottimo stipendio, aveva diritto a un bell’ appartamento all’interno delle mura della Città Santa. Vi racconto tutto questo per spiegarvi il tremendo rovello in cui si trova il figlio di un dipendente del Vaticano, per giunta di qualcuno così vicino al Papa, se, poni caso nel 1983, la quindicenne Emanuela Orlandi, un gran talento musicale ma appena rimandata in latino e francese al secondo anno del liceo scientifico, avesse condotto una vita vagamente irregolare, che so, un fidanzato con l’orecchino, fumare spinelli, ascoltare musica a tutto volume nell’auto di un amico parcheggiata sotto casa, beh lì, in Vaticano, ogni piccola trasgressione dei figli ricadeva sui padri. A casa Orlandi tutto era a carico del Vaticano, del Papa e di Dio a patto che ognuno di loro si comportasse da buon credente.

Natalina Orlandi

“… è una ragazza sincera, affettuosa legata alla famiglia oltre alle persone legata alle sue cose, ai suoi pupazzi, ai sui libri, affettuosissima e molto legata e alla sorella più piccola, a Cristina, è un rapporto per loro vicinissimo facevano tutto insieme. Sincera lo era con tutti e per questo aveva tanta facilità di rapporti, si faceva benvolere…”

Lo Stato del Vaticano, una specie di fortezza dentro Roma, come tutte le fortezze circondata da mura, l’accogliente porticato di Piazza San Pietro che sembra avvolgerti con un abbraccio accogliente è solo un’illusione. Il sipario. Cosa ci sia dietro le quinte, lo sanno solo loro i Cardinali e gli alti prelati che hanno libero accesso ai giardini, alle strade e ai palazzi. Una calma ossessiva fatta di profumi, silenzi, gatti e misteri. Emanuela tutte le mattine esce dal cancello della fortezza che dà su via di Porta Sant’Angelo, saluta le guardie svizzere e attraversa Roma con il suo caos, le sue tentazioni. Quando arriva sul lungotevere dopo Piazza Mazzini, c’è la scuola, il convitto nazionale, basta il nome, non è una scuola come tutte le altre, è un’altra fortezza. Un altro cancello che si chiude alle sue spalle, ogni giorno li trascorre quasi 9 ore. Una vita regolare, sempre uguale, da settembre a giugno ma il 22 giugno dell’83 la scuola è finita ed Emanuela va in giro da sola per la città, con il suo caos, le sue contraddizioni, le sue tentazioni. Rischi e pericoli fino al 22 giugno nessuno li ha messo in conto.

…noi vivevamo in vaticano, siamo cittadini… eravamo cittadini vaticani, quindi abbiamo passato un’infanzia, devo dire serena, con la sensazione di trovarci in un posto che in qualche modo ci proteggeva…”

E invece no, a parlare anche la storia, per secoli nelle segrete stanze del Vaticano si sono consumati i misteri più scuri materiale ghiotto per tutte le sceneggiature.

Sette segrete e massoneria sono un gioco da ragazzi, un gioco che ad esempio Paul Marcinkus, capo della banca Vaticana, conosceva bene. La rivista OP di Mino Pecorelli nel 1978 scrive che Marcinkus, era entrato a far parte della massoneria nel 1967 con il numero di matricola 43/649. Insieme a lui nella stessa lista 121 alti prelati dell’epoca, dal segretario di stato Vaticano Jean Marie Villo ad Agostino Casaroli (che era il ministro degli esteri Vaticano), ma c’erano anche Ugo Poletti, vicario di Roma e Roberto Tucci, direttore di Radio Vaticana, il suo vice, Teofilo Benotti compare nelle ultime carte sul caso Orlandi.

Rai GR1 …su questioni che sono probabilmente fondate… se è un documento vero apre degli scenari impensabili se è documento falso questo vuol dire che in vaticano è partito, è iniziata una guerra per parte a colpi di dossier.

Coincidenze; come quella che l’anno dopo la pubblicazione della lista, Mino Pecorelli viene ucciso e i responsabili del suo omicidio sono ancora sconosciuti. In quegli anni la lista dei misteri d’Italia si allunga senza soluzione di continuità…

…Roberto Calvi è stato assassinato per strangolamento. La polizia inglese Non nutre più il  minimo dubbio…”

…ci sono state esplosioni nel pomeriggio a Milano e a Roma, la più grave è avvenuta a Milano nel salone Centrale della sede della Banca Nazionale dell’Agricoltura…”

“…ed una violenta esplosione ha fatto crollare parte della stazione centrale di Bologna ci sono morti e feriti…”

“…secondo un’informazione giunta pochi minuti fa sarebbero stati persi i contatti radio con un DC9 dell’ Itavia in volo tra Bologna e Palermo…”

In mezzo, come un vaso di cristallo, c’è anche Emanuela Orlandi.

 quel giorno Emanuela arrivò con 10 minuti di ritardo, me lo ricordo bene perché il professore ci chiese sue notizie e a me sembrò molto strano perché di solito lei era una ragazza molto puntuale. Poi mi ricordo che arrivò in aula ed era molto affannata questo fatto evidentemente perché aveva fatto le scale di corsa…

Ogni giorno nel mondo, nelle città, nei paesi più remoti, nelle lande desolate, scompaiono centinaia di migliaia di persone. La maggior parte sono bambini piccoli e ragazze adolescenti, a loro, non a criminali e malfattori và il primato mondiale delle sparizioni, per loro e per chi li ama l’ultima giornata è sempre in attesa. Lascia sgomenti perché non c’erano avvisaglie, perché nessuno aveva potuto prevederla, perché sono usciti di casa come ogni giorno e però da quel giorno, nulla è mai stato come prima. Tuttavia l’ultimo giorno di Emanuela una novità, una piccola novità, invece c’era stata: qualcuno le aveva offerto un lavoretto.

Pietro Orlandi

“…ho litigato con Emanuela quel giorno perché dovevo accompagnarla a scuola di musica per la lezione come facevo spesso. Con la moto andavo a prenderla e l’ accompagnavo. Quel giorno avevo un appuntamento, lei si era arrabbiata, si è girata, ha sbattuto la porta e se n’è andata e quella è l’ immagine, l’ultima immagine, che ho di Emanuela. Mai avrei pensato di non rivederla più per così tanto tempo e quindi siamo entrati in un incubo…”

[voce narrante testimone] …quel giorno chiese al professore di canto corale di uscire 10 minuti prima perché aveva un impegno. Abitualmente le bambine chiedevano il permesso a me di uscire prima invece questa volta non l’ha fatto Emanuela…”

Nella vita di Emanuela sta succedendo qualcosa che per la prima volta rompe la routine di tutti i giorni? oppure sono tutte coincidenze e l’unica cosa a cui pensa Emanuela è a quell’offerta di 350 mila lire per promuovere i prodotti dell’Avon? 350 mila lire nel 1983 sono come 500 Euro di oggi, una tentazione troppo forte per una ragazza di 15 anni con tanti desideri e pochissime possibilità di realizzarli. Emanuela si consiglia con le sue amiche, tutte le dicono la stessa cosa, ormai sono quasi le 19:00, è ora di tornare a casa, come tutte le sere, ma a giugno a Roma c’è ancora luce, Emanuela fà salire le sue amiche sull’autobus, sta per salire anche lei ma non sale. E’ troppo affollato, si suda, c’è cattivo odore, dall’altra parte della strada sta passando l’autobus che va verso Piazza di Spagna dove c’è l’atelier delle sorelle Fontana, lì c’è l’uomo con la valigetta dei cosmetici che l’aspetta. E’ il richiamo di un profumo nuovo, in un attimo Emanuela saluta le amiche,  “prendo l’autobus successivo”. E invece no, attraversa la strada e va dall’altra parte. Non sappiamo se Emanuela sia mai salita su un altro autobus, quello che è certo è che non tornerà mai a casa. Il padre e il fratello iniziano a cercarla subito, girano e rigirano attorno alla scuola di musica in piazza Sant’Apollinare, accanto alla chiesa dove sarebbe finito il corpo di Renatino De Pedis, il capo, o uno dei capi della banda della Magliana.

Al commissariato Trevi, in Piazza del Collegio Romano, sapevano tutto della banda della Magliana ma nessuno poteva immaginare che la loro storia criminale si sarebbe intrecciata con la storia di Ercole Orlandi, il padre di Emanuela, che quella sera sarebbe andato a denunciare la scomparsa della figlia. Inutile mettersi subito alla ricerca di un adolescente, magari ribelle e capricciosa, non solo la sera della scomparsa, ma poi ancora per giorni, nessuno utilizzerà ufficialmente il termine rapimento. La denuncia fu formalizzata la mattina seguente, il 23 giugno, presso l’ispettorato generale della polizia del Vaticano dalla sorella Natalina. Il giorno successivo, 24 giugno, i quotidiani romani Il Tempo e Il Messaggero pubblicano la notizia della scomparsa con la fotografia della ragazza e i recapiti telefonici della famiglia. Il 25 giugno, dopo una serie di telefonate non attendibili, arriva agli Orlandi una chiamata da parte di un giovane che diceva di chiamarsi Pierluigi. Le telefonate successive danno il via all’intreccio delle ipotesi più disparate. Il 28 giugno a telefonare un uomo che dice di chiamarsi Mario, chiamerà altre due volte e in una delle altre due volte si capirà che non è da solo.

Pierluigi e Mario, due telefonisti che hanno alimentato speranze e filoni di indagini, pochi anni fa Mario era stato identificato come un uomo vicino alla banda della Magliana, un’ipotesi mai accertata anche questa: era una pista o un depistaggio? perché in questa storia menzogna e verità si intrecciano come i capelli di una ragazzina di 15 anni che solo da pochi mesi li porta sciolti sulle spalle, fermati da una fascetta sulla fronte.

Nei giorni che seguirono la scomparsa di Emanuela, il fratello venne a sapere che dopo la lezione la ragazza era stata notata mentre parlava con un uomo elegante, stempiato, di circa 35 anni che teneva in mano una borsa a tracolla. L’uomo misterioso era arrivato alla guida di una BMW verde tundra, i testimoni, che parvero attendibili, erano un poliziotto e un vigile in servizio davanti al Senato, cioè a pochi passi dalla scuola di musica di Emanuela. Ma chi è l’uomo stempiato di 35 anni che parla con Emanuela nei pressi del Senato? la descrizione corrisponde a quasi la metà degli uomini in giro per Roma in quegli anni e vale anche oggi. Era così anche Renatino De Pedis, un criminale, ma sembra un uomo qualunque. L’unica cosa diversa nella descrizione di quella scena è la BMW verde tundra. La passione dei criminali per le macchine non comuni fu una fortuna per Giulio Gangi, collaboratore del SISDE, amico della famiglia Orlandi. Gangi rintraccia la macchina, il meccanico che l’ha riparata da uno strano incidente, e la donna bionda che ce l’ha portata. Vive in un residence sulla Balduina ma non ha nessuna voglia di parlare.

Gangi, al suo ritorno in ufficio, scopre che i suoi superiori sono già stati informati del suo contatto ed è strano perché lui non aveva detto niente a nessuno e l’indagine le aveva svolte con nome e documenti falsi. Per di più si muoveva con una macchina con targa falsa. Entrano così i primi dubbi sul ruolo dei servizi segreti deviati: chi sa e cosa sa. Giulio Gangi scopre anche che all’atelier delle sorelle Fontana, il luogo dove Emanuela aveva creduto di dover promuovere i cosmetici della Avon, tanti adolescenti si sono presentati con la stessa richiesta se non fosse che, le sorelle Fontana, non ne sanno nulla. Succede una cosa strana. Un anno dopo la scomparsa di Emanuela, una adolescente romana viene adescata da un giovane, che fingeva di essere un promotore di cosmetici Avon. L’uomo sarebbe poi risultato estraneo al caso Orlandi. E’ uno dei tanti personaggi che si affacciano sulla scena del giallo per poi sparire un attimo dopo, ma sul giallo di Emanuela è calata subito una nebbia fitta personaggi principali e comparse si confondono e si lasciano la scena con un ritmo che segue i tempi della storia.

A questo punto, lo avete capito, per raccontare la storia di Emanuela Orlandi non si può non raccontare un pezzo di storia d’Italia e noi lo faremo. Vi racconteremo la storia di Emanuela con i suoi protagonisti e il suo sfondo. Uno sfondo che a volte si prende la scena prepotente, fa parlare di sé dell’Italia che era dell’ Italia che stava per entrare in un altro girone.  Siamo sull’orlo di un triangolo delle Bermuda: nel 1983 il simbolo del profondo nulla, li si cade per non tornare indietro mai più. Siamo ancora lì, in equilibrio, sospesi su un filo sopra il vuoto a spiare nel buco nero che il 22 giugno di quell’anno ha inghiottito Emanuela Orlandi. Giriamo sul perimetro di quel triangolo, e il triangolo di Emanuela ha tre punti fermi, San Pietro dove abita, Sant’Apollinare dove c’è la scuola di musica e Sant’Andrea della Valle, lì c’è la fermata dell’ultimo autobus. Le amiche lo prendono lei non sale e sparisce.

Se qualcuno di voi avesse letto il romanzo Amabili resti o avesse visto il film, capirebbe come la scomparsa di una ragazza finisca per sconvolgere per sempre non solo la vita, ma anche la personalità e il destino di ogni componente del gruppo. Da quel giorno, dalla calda estate del 22 giugno 1983, qualsiasi componente della famiglia Orlandi, Ercole o Pietro, Natalina o altri ancora,  ognuno di loro non è stato più se stesso con il suo lavoro e la sua condotta e i suoi fallimenti e successi ma solo e per sempre: il padre, lo zio, il fratello, il cugino della ragazza scomparsa che non è mai più stata ritrovata. Hanno rapito Emanuela e con lei hanno rapito le vite di tutti i suoi familiari. [continua]

© RAI 2017 – tutti i diritti riservati.


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