L’avvocato Laura Sgrò lancia l’ennesimo appello a Papa Francesco per “conoscere tutta la verità” sulla scomparsa di Emanuela Orlandi.
“Oggi è il compleanno di Emanuela, il cinquantaduesimo, e io con la sua famiglia torniamo ad appellarci al Pontefice – dice all’Adnkronos l’avvocato Laura Sgrò – Sono trascorsi mesi di silenzio assoluto, un muro di gomma contro cui si è scontrata ogni nostra richiesta: istanze legittime da parte di una famiglia che da più di 36 anni aspetta di conoscere quello che è successo”.
“Non abbiamo avuto nessun risposta – spiega Laura Sgrò – anche alla nostra richiesta di esaminare in maniera approfondita le ossa che sono state selezionate nel cimitero Teutonico in seguito all’apertura delle tombe. E da luglio ad ora sono passati sei mesi”.
Nessuna risposta “nemmeno – spiega il legale della famiglia Orlandi – sul fronte della nostra istanza di sentire i cardinali presenti in Vaticano all’epoca, tutti in età avanzata. Non abbiamo avuto riscontro nemmeno sulle ulteriori richieste investigative che abbiamo fatto sulla telefonata di cui ha parlato Viganò”. Si tratta della telefonata arrivata alla Sala stampa Vaticana la sera della scomparsa della 15enne cittadina vaticana e svelata da monsignor Carlo Maria Viganò in un’intervista sul sito di Aldo Maria Valli. Viganò lavorava nella segreteria di Stato Vaticana all’epoca della scomparsa di Emanuela.
“Quella sera Viganò racconta che con lui c’era il cardinale Sandri e in relazione a questo io ho scritto proprio al cardinale chiedendo lumi sulla vicenda. Tenuto conto della gravità dei fatti narrati e delle possibili ripercussioni ho ritenuto di dover chiedere direttamente a Sandri di confermare o smentire le affermazioni di Viganò chiedendogli di collaborare alla ricerca di verità su Emanuela – dice Laura Sgrò che sulla scomparsa sta svolgendo indagini difensive- Ma dal 3 dicembre quando ho inviato la lettera non ho mai avuto una risposta da un cardinale che in questo momento ha un ruolo apicale in Vaticano. Silenzio assoluto anche su questo fronte”.
di Assunta Cassiano Copyright Adnkronos